Un altro titolo che con Via Gaggio pare c’entrarci poco, eppure se stiamo alle scaramucce di questi tempi, alle affermazioni di politici e non, notiamo come il livello dell’argomentare abbia raggiunto oggi dei toni estremamente preoccupanti. Mi spiego, quando un grande progetto culturale sembra arenarsi e la gente pare smarrirsi allora la metafisica risulta l’ancora di salvezza, frasi fatte, pseudo-saggezza e così via…un male comune che nulla ha a che fare con il senso comune inteso nel suo senso proprio, come capacità di stare al mondo tra le mille fatiche e difficoltà che la vita sempre ci propone…
Il grande progetto culturale di una società non perfetta ma più giusta, le cui parti si incontrassero attraverso un confronto dialettico, non per dare a ciascuno il “proprio” ma per una ricomposizione delle dinamiche conflittuali ad un livello superiore, questo è stato il grande progetto (di matrice hegeliana o marxista, non importa!) che sembra essersi arenato…
Eppure già allora circolavano idee o frasi fatte, gente che prendeva per buona un’intepretazione marxista, una sorta di a-priori, mai veramente criticato…naturalmente questo vale per certa tradizione di sinistra ma certi distinguo e valutazioni possono essere fatte anche a proposito di un pensiero liberista o di destra (naturalmente anche liberismo e destra non coincidono se non solo per certi versi…). Perchè queste riflessioni? Forse perchè il pensiero sia una realtà dinamica invece che un atto cognitivo fortemente “ideologizzato”? (quest’ultimo termine va inteso in un’accezione negativa). Anche questo, il problema rimane il fatto che il tramonto delle ideologie (intese come sistemi di pensiero rigidi e poco sensibili) è stato solo parziale, una proposta teorica non del tutto infondata è quella di chi (seguendo in buona parte le indicazioni di un grande filosofo già più volte citato, Emanuele Severino) ci dice che la grande ideologia è “la follia estrema” che vuole tutto transeunte per far trionfare il solo pensiero della possibilità di un intervento sul divenire per ottenere un “certo divenire” (mi si scusi il gioco di parole). In altri termini consentire ad ogni ideologia di tramontare per rendere questo tramonto non l’occasione per una nuova “aurora”, foriera di un pensiero complesso ma non per questo evanescente e poco fondato. No, il tramonto segna la vittoria di un pensiero tecnico (e l’atteggiamento, si badi è ancora fortemente filosofico) che crede nell’estrema modificabilità del tutto fatta eccezione di quest’ultimo punto; ciò che può essere modificato è ancora inscritto nella Niciana “volontà di potenza”…il senso stesso del dominio non viene messo in discussione! Ecco la nuova e vara metafisica, la quale si giustifica dicendo che tutto le metafisiche ingombro al progredire tecnico, sono crollate…vero, resta però il fatto che la nuova metafisica è ben percepibile come “sfondo”, non sempre consapevole (una sorta di inconscio tecnologico, direbbero oggi gli psicanalisti junghiani) che ci guida o meglio ci fa smarrire in un mondo poco “coeso” (molte volte avevo parlato di “liquido” seguendo le posizioni del sociologo Z.Bauman).
Così tramonta il sogno di un sapere articolato e complesso, la “tecnocrazia” (e qui la critica non è nei riguardi della tecnica, è già stato detto più volte e altrove) è altrettanto pericolosa, non ha più bisogno di un’ideologia, le ha spodestate tutte, ma è lei stessa la nuova ideologia. La cultura è oggi parcellizzata in tanti rivoli, è contradditttoria di per sè, modelli teorici desunti da “discipline diverse” descrivono la realtà in maniera diversa, senza che ci sia una vera possibilità di integrazione. La teoria della complessità sembrerebbe qui più una dichiarazione di intenti di pochi specialisti che una realtà di fatto. La metafisica del titolo non è la teologia, un sapere su Dio, una antropologia dell’esistenza che vuole ancorare le “cose di questo mondo” in una trascendenza. La metafisica di cui parlo qui, è il sapere semplificato, e pare che la complessificazione delle società attuali, fallito il grande sogno “modernista” di un’umanità integrata nella definizione di un “homus novus” capace di re-inventarsi (una sorta di delirio di onnipotenza), sembrerebbe ora proporre un incessante gioco di trasformazioni…da una forma un’altra, e così via…un gioco con il nulla, un gioco che sposta il problema della fondazione metafisica…rimane come “costante” una sorta di “occhio tecnico” che necessita di questo divenire per controllarlo…Non più un’ideologia soggiacente che questo “occhio” in qualche modo dispone ad un certo tipo di sguardo, ma l’occhio stesso come la suprema liberazione di ogni ideologia che riconosca al di fuori della tecnica un “principio altro” o in altri termini un riferimento etico…
Così anche i pensieri si trasformano ma non per un approfondimento volto a dimostrare che ciò che dico du un piano non confligge con ciò che dico su un altro…ma una metafisica degradata (sia ben chiaro che qui il riferimento è filosofico e non certo religioso…), una metafisica che ancora nella dimensione del non senso come gioco appunto insensato, quello che dico o affermo…Così, i vegani (non sono vegano ma cito i vegani come esempio…senza essere detrattore di queste credenze, anzi!!!) non mangiano carne o tutto ciò che ha a che fare con gli animali, si dice però che per natura biologica gli animali si mangiano tra loro…
Risposta semplice ad un problema più complesso….è evidente che la banalità non conosce schieramenti politici o appartenenze religiose, il pensiero banale è quello che di fronte alla volontà di confronto dice: “no, è contro la tradizione, o meglio contro Dio, come se qualcuno avesse l’esclusiva di un rapporto privilegiato con la trascendenza…” (ogni riferimento a movimenti religiosi è escluso, qui l’accento è più sull’atteggiamento che su confessioni specifiche…).
Mi rendo conto che per molti può essere un problema aprire gli occhi su quei falsi saperi che albergano in noi e non cogliere le tante metafisiche del quotidiano che albergano in noi…è difficile mettere in discussione tutto, non appellarsi al buon senso o alle certezze della tradizione….Fin qui d’accordo, niente da obiettare, non posso sempre mettermi in discussione, non avere delle certezze o dei valori forti…
Il problema è che lo stesso sistema economico iniquo e fondato sullo sfruttamento dell’ìuomo sull’uomo o sull’uso indiscriminato delle risorse naturali, è figlio di questa tradizione, quando al tempo stesso ci chiede, in quanto ingombrante di disfarcene, dandoci in cambio (nel migliore dei modi) ricchezze, e la possibilità di una vita lunga e felice, a patto di grandi compromessi….
Questa è ancora metafisica, ci chiede di abbandonare le nostre metafisiche nella misura in cui ci chiede la grande missione di distruggerle in nome di una più alta, efficientista…E’ chiaro che le cose sono estremamente complesse, ma non indugerò più a lungo su questo tema…mi preme ora di dire altro!
La metafisica è di fatto impossibile anche per chi, già orientato secondo un certo credo religioso, si arroga il diritto di dire “Dio lo vuole”, una sorta di imperativo categorico, di stile kantiano che rifugge ogni confronto, è la paura che le nostre certezze cedano di fronte a chi chiede un pensiero più aperto meno conformista, più critico…
La metafisica è possibile nella misura in cui si ammette di non sapere tutto sull’Altro per antonomasia, l’Altro si lascia intuire ma è al di là delle nostre categorie, anche ammesso di poter avere l’esclusiva su alcune “rivelazioni”, l’Altro se ben intuito è oltre le nostre intuizioni, è un di più rispetto a tutto quello che possiamo pensare o credere…La metafisica di cui parlo è la pretesa di sapere cosa è giusto o sbagliato, cosa è progresso e cosa no….spesso per ragioni ideologiche si occulta la verità, o si fa finta di conoscerla…
Un esempio? La crisi dell’Euro (lo dicono gli economisti più avvertiti) poco c’entra con la budget discipline, è piuttosto la crisi (non mi dilungo per oggi su questo tema che necessiterebbe di un altro intervento) di un’Europa che ha voluto una moneta unica senza garanzie istituzionali, un’Europa che molti presentano come un modello sociale da indebolire secondo il principio della libera competitività. E’ altra la posta del gioco, altri i problemi….più servizi, migliore qualità della vita secondo standard nord-europei…ottimizzare di certo il sistema…ma non indebolirlo in nome di una competitività che farebbe stare in piedi l’euro (meglio sarebbe dire una non-competitività senza garanzie sociali, una unione del debito che indebolisce il welfare e al tempo stesso paradossalmente – mica tanto a pensarci bene – non crea nemmeno occasioni di rilancio delle nostre economie continentali)…non si dovrebbe invece avere il coraggio di ammettere che su questo piano occorrebbe semmai creare una federazione, leggera magari, ma con maggiori possibilità di dar vita ad un’area non di libero scambio ma di libera circolazione di diritti e modelli di welfare adeguati e sostenibili…
Questo però non viene detto, il ritorno alla metafisica è qui dire non il senso della “sfida” piuttosto una semi-verità che qualcosa dice ma non l’essenziale…La metafisica tradizionale asserisce un principio ipostatizzato, quella contemporanea parla di intuizione di valori lungo l’asse assiologico (leggi teoria dei valori) che non li esaurisce mai perchè sempre “in movimento” e storicamente e sul piano di un’approssimazione…Un esempio, chi sa veramente dire cosa si intende per giustizia (o nello specifico giustizia sociale) e cosa ne pensava un medioevale rispetto ad oggi?
E riguardo al Masterplan di Malpensa? Dicono che troppi aeroporti costano, sono dispendiosi e allora perchè non fare un sistema Malpensa-centrico? Certo qui il fattore parco non c’entra, non sembra interessare perchè nelle classifiche sulla qualità della vita non rientrano l’ambiente e la qualità del lavoro (lavoro non solo “dignitoso” ma anche rispettoso della propira appartenenza comunitaria). Tutti sanno che l’alternativa a Malpensa c’è (parlo non di un’urgenza per ora ma fra cinque o dieci anni) ma Malpensa non si sa perchè rappresenta la Lombardia produttiva, non si vuole ammettere che il Parco è un valore perchè “dialettico” (mettere insieme forze contrastanti secondo il principio questa volta sì metafisico – metafisica buona s’intende – del rispetto di un territorio) e che a Malpensa come stanno le cose ora gli investimenti sono stati sovradimensionati.
Questa è la metafisica del fare per distrarre, del seguire una logica di sviluppo, è l’inerzia del pensare che uno sviluppo diverso è possibile!!! Ma ne riparleremo…
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