Archive for febbraio 2012

Reportage

Informare per far conoscere, informare per far capire, informare per divulgare.

Concetti tanto semplici quanto complicati e a volte difficili da realizzarsi, soprattutto nel bel mezzo di un bombardamento d’informazioni a cui il cittadino medio è sottoposto.

Ci sono posti o giornali di nicchia che però riescono ad infiltrarsi e parlare di piccole battaglie dal grande significato e dal grande valore sociale, civile e anche ambientale.

Se ci pensi bene, caro amico, la nostra battaglia potrebbe essere proprio una di queste, da raccontare superando i confini dell’informazione quotidiana formata essenzialmente da articoli di giornale per essere quindi raccontata in un reportage.

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Il ritorno della metafisica….

Un altro titolo che con Via Gaggio pare c’entrarci poco, eppure se stiamo alle scaramucce di questi tempi, alle affermazioni di politici e non, notiamo come il livello dell’argomentare abbia raggiunto oggi dei toni estremamente preoccupanti. Mi spiego, quando un grande progetto culturale sembra arenarsi e la gente pare smarrirsi allora la metafisica risulta l’ancora di salvezza, frasi fatte, pseudo-saggezza e così via…un male comune che nulla ha a che fare con il senso comune inteso nel suo senso proprio, come capacità di stare al mondo tra le mille fatiche e difficoltà che la vita sempre ci propone…

Il grande progetto culturale di una società non perfetta ma più giusta, le cui parti si incontrassero attraverso un confronto dialettico, non per dare a ciascuno il “proprio” ma per una ricomposizione delle dinamiche conflittuali ad un livello superiore, questo è stato il grande progetto (di matrice hegeliana o marxista, non importa!) che sembra essersi arenato…

Eppure già allora circolavano idee o frasi fatte, gente che prendeva per buona un’intepretazione marxista, una sorta di a-priori, mai veramente criticato…naturalmente questo vale per certa tradizione di sinistra ma certi distinguo e valutazioni possono essere fatte anche a proposito di un pensiero liberista o di destra (naturalmente anche liberismo e destra non coincidono se non solo per certi versi…). Perchè queste riflessioni? Forse perchè il pensiero sia una realtà dinamica invece che un atto cognitivo fortemente “ideologizzato”? (quest’ultimo termine va inteso in un’accezione negativa). Anche questo, il problema rimane il fatto che il tramonto delle ideologie (intese come sistemi di pensiero rigidi e poco sensibili) è stato solo parziale, una proposta teorica non del tutto infondata è quella di chi (seguendo in buona parte le indicazioni di un grande filosofo già più volte citato, Emanuele Severino) ci dice che la grande ideologia è “la follia estrema” che vuole tutto transeunte per far trionfare il solo pensiero della possibilità di un intervento sul divenire per ottenere un “certo divenire” (mi si scusi il gioco di parole). In altri termini consentire ad ogni ideologia di tramontare per rendere questo tramonto non l’occasione per una nuova “aurora”, foriera di un pensiero complesso ma non per questo evanescente e poco fondato. No, il tramonto segna la vittoria di un pensiero tecnico (e l’atteggiamento, si badi è ancora fortemente filosofico) che crede nell’estrema modificabilità del tutto fatta eccezione di quest’ultimo punto; ciò che può essere modificato è ancora inscritto nella Niciana “volontà di potenza”…il senso stesso del dominio non viene messo in discussione! Ecco la nuova e vara metafisica, la quale si giustifica dicendo che tutto le metafisiche ingombro al progredire tecnico, sono crollate…vero, resta però il fatto che la nuova metafisica è ben percepibile come “sfondo”, non sempre consapevole (una sorta di inconscio tecnologico, direbbero oggi gli psicanalisti junghiani) che ci guida o meglio ci fa smarrire in un mondo poco “coeso” (molte volte avevo parlato di “liquido” seguendo le posizioni del sociologo Z.Bauman).

Così tramonta il sogno di un sapere articolato e complesso, la “tecnocrazia” (e qui la critica non è nei riguardi della tecnica, è già stato detto più volte e altrove) è altrettanto pericolosa, non ha più bisogno di un’ideologia, le ha spodestate tutte, ma è lei stessa la nuova ideologia. La cultura è oggi parcellizzata in tanti rivoli, è contradditttoria di per sè, modelli teorici desunti da “discipline diverse” descrivono la realtà in maniera diversa, senza che ci sia una vera possibilità di integrazione. La teoria della complessità sembrerebbe qui più una dichiarazione di intenti di pochi specialisti che una realtà di fatto. La metafisica del titolo non è la teologia, un sapere su Dio, una antropologia dell’esistenza che vuole ancorare le “cose di questo mondo” in una trascendenza. La metafisica di cui parlo qui, è il sapere semplificato, e pare che la complessificazione delle società attuali, fallito il grande sogno “modernista” di un’umanità integrata nella definizione di un “homus novus” capace di re-inventarsi (una sorta di delirio di onnipotenza), sembrerebbe ora proporre un incessante gioco di trasformazioni…da una forma un’altra, e così via…un gioco con il nulla, un gioco che sposta il problema della fondazione metafisica…rimane come “costante” una sorta di “occhio tecnico” che necessita di questo divenire per controllarlo…Non più un’ideologia soggiacente che questo “occhio” in qualche modo dispone ad un certo tipo di sguardo, ma l’occhio stesso come la suprema liberazione di ogni ideologia che riconosca al di fuori della tecnica un “principio altro” o in altri termini un riferimento etico…

Così anche i pensieri si trasformano ma non per un approfondimento volto a dimostrare che ciò che dico du un piano non confligge con ciò che dico su un altro…ma una metafisica degradata (sia ben chiaro che qui il riferimento è filosofico e non certo religioso…), una metafisica che ancora nella dimensione del non senso come gioco appunto insensato, quello che dico o affermo…Così, i vegani (non sono vegano ma cito i vegani come esempio…senza essere detrattore di queste credenze, anzi!!!) non mangiano carne o tutto ciò che ha a che fare con gli animali, si dice però che per natura biologica gli animali si mangiano tra loro…

Risposta semplice ad un problema più complesso….è evidente che la banalità non conosce schieramenti politici o appartenenze religiose, il pensiero banale è quello che di fronte alla volontà di confronto dice: “no, è contro la tradizione, o meglio contro Dio, come se qualcuno avesse l’esclusiva di un rapporto privilegiato con la trascendenza…” (ogni riferimento a movimenti religiosi è escluso, qui l’accento è più sull’atteggiamento che su confessioni specifiche…).

Mi rendo conto che per molti può essere un problema aprire gli occhi su quei falsi saperi che albergano in noi e non cogliere le tante metafisiche del quotidiano che albergano in noi…è difficile mettere in discussione tutto, non appellarsi al buon senso o alle certezze della tradizione….Fin qui d’accordo, niente da obiettare, non posso sempre mettermi in discussione, non avere delle certezze o dei valori forti…

Il problema è che lo stesso sistema economico iniquo e fondato sullo sfruttamento dell’ìuomo sull’uomo o sull’uso indiscriminato delle risorse naturali, è figlio di questa tradizione, quando al tempo stesso ci chiede, in quanto ingombrante di disfarcene, dandoci in cambio (nel migliore dei modi) ricchezze, e la possibilità di una vita lunga e felice, a patto di grandi compromessi….

Questa è ancora metafisica, ci chiede di abbandonare le nostre metafisiche nella misura in cui ci chiede la grande missione di distruggerle in nome di una più alta, efficientista…E’ chiaro che le cose sono estremamente complesse, ma non indugerò più a lungo su questo tema…mi preme ora di dire altro!

La metafisica è di fatto impossibile anche per chi, già orientato secondo un certo credo religioso, si arroga il diritto di dire “Dio lo vuole”, una sorta di imperativo categorico, di stile kantiano che rifugge ogni confronto, è la paura che le nostre certezze cedano di fronte a chi chiede un pensiero più aperto meno conformista, più critico…

La metafisica è possibile nella misura in cui si ammette di non sapere tutto sull’Altro per antonomasia, l’Altro si lascia intuire ma è al di là delle nostre categorie, anche ammesso di poter avere l’esclusiva su alcune “rivelazioni”, l’Altro se ben intuito è oltre le nostre intuizioni, è un di più rispetto a tutto quello che possiamo pensare o credere…La metafisica di cui parlo è la pretesa di sapere cosa è giusto o sbagliato, cosa è progresso e cosa no….spesso per ragioni ideologiche si occulta la verità, o si fa finta di conoscerla…

Un esempio? La crisi dell’Euro (lo dicono gli economisti più avvertiti) poco c’entra con la budget discipline, è piuttosto la crisi (non mi dilungo per oggi su questo tema che necessiterebbe di un altro intervento) di un’Europa che ha voluto una moneta unica senza garanzie istituzionali, un’Europa che molti presentano come un modello sociale da indebolire secondo il principio della libera competitività. E’ altra la posta del gioco, altri i problemi….più servizi, migliore qualità della vita secondo standard nord-europei…ottimizzare di certo il sistema…ma non indebolirlo in nome di una competitività che farebbe stare in piedi l’euro (meglio sarebbe dire una non-competitività senza garanzie sociali, una unione del debito che indebolisce il welfare e al tempo stesso paradossalmente – mica tanto a pensarci bene – non crea nemmeno occasioni di rilancio delle nostre economie continentali)…non si dovrebbe invece avere il coraggio di ammettere che su questo piano occorrebbe semmai creare una federazione, leggera magari, ma con maggiori possibilità di dar vita ad un’area non di libero scambio ma di libera circolazione di diritti e modelli di welfare adeguati e sostenibili…

Questo però non viene detto, il ritorno alla metafisica è qui dire non il senso della “sfida” piuttosto una semi-verità che qualcosa dice ma non l’essenziale…La metafisica tradizionale asserisce un principio ipostatizzato, quella contemporanea parla di intuizione di valori lungo l’asse assiologico (leggi teoria dei valori) che non li esaurisce mai perchè sempre “in movimento” e storicamente e sul piano di un’approssimazione…Un esempio, chi sa veramente dire cosa si intende per giustizia (o nello specifico giustizia sociale) e cosa ne pensava un medioevale rispetto ad oggi?

E riguardo al Masterplan di Malpensa? Dicono che troppi aeroporti costano, sono dispendiosi e allora perchè non fare un sistema Malpensa-centrico? Certo qui il fattore parco non c’entra, non sembra interessare perchè nelle classifiche sulla qualità della vita non rientrano l’ambiente e la qualità del lavoro (lavoro non solo “dignitoso” ma anche rispettoso della propira appartenenza comunitaria). Tutti sanno che l’alternativa a Malpensa c’è (parlo non di un’urgenza per ora ma fra cinque o dieci anni) ma Malpensa non si sa perchè rappresenta la Lombardia produttiva, non si vuole ammettere che il Parco è un valore perchè “dialettico” (mettere insieme forze contrastanti secondo il principio questa volta sì metafisico – metafisica buona s’intende – del rispetto di un territorio) e che a Malpensa come stanno le cose ora gli investimenti sono stati sovradimensionati.

Questa è la metafisica del fare per distrarre, del seguire una logica di sviluppo, è l’inerzia del pensare che uno sviluppo diverso è possibile!!! Ma ne riparleremo…

Il Parco del Ticino (non) sará ROSA ?

In queste ultime settimane, anche grazie all’incontro con i candidati che abbiamo organizzato qualche settimana fa, si sta facendo un gran parlare del Parco del Ticino e del rinnovo dei suoi vertici.

Nell’organizzare il confronto e nel prepararci al meglio, ci era sfuggita una cosa che invece in questi giorni ci è apparsa in maniera evidente: l’assoluta mancanza di candidati di sesso femminile, sia per la carica di Consigliere che per la carica di Presidente.

Il motivo per cui non vengano prese in considerazione delle candidate di sesso femminile rimane per noi un mistero, eppure basterebbe poco per trovare delle candidate idonee, brave, preparate, a cui affidare la gestione di una delle cose più preziose che abbiamo nel nostro territorio. Si preferisce forse rimanere  ancorati a diktat machisti imposti da una Regione a stampo patriarcale?

Pensandoci bene,  la soluzione c’è. O meglio ci sarebbe e sicuramente andrebbe nella direzione di superare la questione delle “quote rosa” nel Parco del Ticino: Milena Bertani ha dimostrato di essere brava, di conoscere la materia e di essere preparata a custodire e difendere il Parco, oltre alla grande passione che ha per lui.

La “P” di Parco sta proprio a significare Passione. Quindi, perché cambiare?

La Pres. Bertani in visita al Campo Gaggio 2011

Giovedì 23 Febbraio, Cardano al Campo, “Via Gaggio” – il libro

Riceviamo e trasmettiamo, con vero piacere:

Carissimi,
Vi allego il volantino [Volantino Via Gaggio – Quarto Stato] di una presentazione [del libro “Via Gaggio”] che farò assieme a Franco Bertolli  il 23 febbraio grazie alla disponibilità degli amici del Circolo il Quarto Stato di Cardano al Campo.
 
Per chi non fosse ancora venuto alle presentazioni fin qui fatte a Lonate e in zona può essere un’occasione interessante ma lo sarà penso anche per chi ha già partecipato.
 
Natura e storia, costume, società, fatti e misfatti antichi e recenti,  ogni volta miscelati in maniera diversa… perchè anche io altrimenti mi annoio.
 
Vi aspetto!!! Luciano
Ovviamente, fra il pubblico, ci saremo anche noi gaggionauti, che ci stiamo battendo perché Via Gaggio non rimanga sono sui libri, ma anche sul nostro territorio. Non solo su carta, ma anche in… rami e foglie; perché la sua cultura e la sua storia non siano solo da leggere e studiare, ma più semplicemente da respirare.

Dipingere l’inverno

Pubblicizziamo con piacere un’iniziativa di Ester Produzioni. L’iniziativa avrà luogo domenica 19 febbraio presso la sede del Parco del Ticino in via Gaggio a Tornavento di Lonate Pozzolo. Si tratta di un laboratorio per l’apprendimento di base della tecnica dell’acquarello e proprio perchè “libero” è valido anche per chi non ha in dotazione acquarelli, bensì matite colorate. Sono benvenuti sia i bambini, per i quali si organizzerà uno spazio adatto, che agli adulti.

Brava Ester Produzioni! Assieme a Ester Produzioni, in futuro, organizzeremo iniziative comuni.

[volantino Dipingere l’inverno]

Tuglie chiama Via Gaggio, Via Gaggio risponde

Nel corso di questi due anni di attività, grazie al web, siamo riusciti a portare la nostra battaglia di civiltà fuori dai confini di Lonate Pozzolo (epicentro della devastazione mal pensante annunciata), fuori dalla Lombardia, in tutta Italia e anche fuori dal nostro paese.

Il fatto di aver esportato Via Gaggio in Italia ci ha permesso di ricevere sostegni da molte altre regioni d’Italia e inoltre ci ha permesso di ricevere delle richiesta particolari, come quella che ci è arrivata dalla Puglia, precisamente da Tuglie in provincia di Lecce.

La Chiesa S.S. Annunziata di Tuglie.

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«La campagna suicida di Malpensa»

Una piacevole sorpresa. Sì, perché, se lo diciamo noi… eh, quelli lì sono di parte. Se, però, lo dice un professionista della comunicazione, allora è proprio vero. [LEGGI il blog di Francesco Vignotto]
Ricordate quella porcata di slogan, di cui avevamo parlato giorni fa? “Coltiviamo il cielo per far crescere il territorio”. [LEGGI] Firma: SEA. Campeggiava – e probabilmente campeggia ancora – sui muri dell’aeroporto di Malpensa. Lo vedemmo e fu difficile per noi restare in equilibrio. Barcollammo. Ma come si può scrivere una porcheria simile? “Coltiviamo il cielo”: con che sostanze? “Far crescere il territorio”: quale territorio? Quello dello Stato Libero di SEA – Malpensa; quello di una proprietà privata e non certo il territorio di tutti, quello dei Comuni attorno all’aeroporto. Otto mesi fa Sea Malpensa ha presentato un progetto che prevede l’espansione dei suoi confini, inglobando e ingoiando 330 ettari (330 campi da calcio) di brughiera del Parco del Ticino. Alla faccia del far crescere il territorio.

Chi è quel genio che ha partorito lo slogan? Non lo sappiamo. All’interno del Comitato WVG ci siamo divisi: c’è chi in quello slogan ha individuato una precisa ricerca, con sofisticate tecniche di mistificazione; altri, invece, l’hanno bollata come schifezza bella e buona. Comunque sia, ora sappiamo che quella propaganda degna di recenti regimi, tristemente ricordati, genera sconcerto anche da parte da altre persone.

Al di là di tutto, care amiche e cari amici, non facciamoci prendere per i fondelli.

…perché la dignità, una volta persa, non si può ricomprare in un ipermercato. Neanche nelle nuove aperture domenicali.

Il PACCO al Ticino

Nel precedente post, avevamo scritto che non tutti i candidati alla carica di presidente e di consigliere del Parco erano presenti questa mattina. Noi abbiamo provveduto ad invitare tutti i candidati che erano pubblicati con relativo curriculum sul sito del Parco del Ticino.

La comunicazione di invito, a cui erano seguite anche delle telefonate, è stato inviato nei primi giorni di febbraio.

Subito abbiamo ricevuto da TUTTI i candidati risposte affermative circa la loro partecipazione e in molti casi abbiamo potuto anche riscontrare una piena condivisione a questo momento di confronto.

Ma poi all’ultimo momento, la sera prima (che tempistica, eh?)…

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Quale FUTURO per il Parco del Ticino/resoconto

Mattinata decisamente interessante e proficua quella di questa mattina, sabato 11 Febbraio 2012.

Avevamo organizzato un incontro – dibattito con i candidati alla carica di presidente e consigliere del Parco del Ticino. E’ la prima volta che si organizza un incontro di questo tipo nella storia del Parco, e anche qui dobbiamo sottolineare come siamo stati lungimiranti e decisamente innovativi nel proporre una cosa di questo tipo.

Nella foto: Benedetti, Duse, Girardi, Pintori e Spreafico

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La vita come condizione di poesia o prosa?

Apparentemente un titolo di questo tipo appare un tantino banale, un titolo che troviamo un pò ingenuo, la vita è prosa o poesia? Se ci riflettiamo un attimo la cosa non è poi così pacifica, o meglio così banale….

Da un pò di tempo mi capita di leggere le poesie della Dickinson o di sentire le canzoni degli ABBA, bellissime, toccanti…E qualcuno giustamente potrebbe domandarsi; e cosa c’entra tutto ciò con Via Gaggio? Anche a lui potremmo dare ragione, in qualche modo assecondare i suoi dubbi ed ammettere che con Via Gaggio la poesia c’entra solo per quella poesia naturale che sgorga dall’animo quando guardiamo il bellissimo tramonto che d’estate o autunno la rende così viva…La poesia segna il passo alla dimensione razionale la quale senza guida si smarrisce nelle maglie del logico, quest’ultimo si imbavaglia in tante formule le quali imbrigliano il senso rendendolo statico; proprio l’opposto di quello che vogliono le attuali scienze cognitive, il senso è per sua natura fluttuante. Eppure, qualcuno obbietterà (e sono molti) la nostra è una società fatta di misure che poco ha a che vedere con il mito, la poesia e tante altre belle cose…

Di fatto

in ambito antropologico la misura è considerata come espressione di un ritmo e, in questo caso il mio pensiero va ad autori come Levy-Bruhl (ma anche tanti altri che qui non citerò perchè non è il profilo strettamente disciplinare che in questa sede conta) il quale traducendo la parola “mito” con “sacro” riporta la misura ritmica in una sfera superiore (considerandolo appunto come una categoria che struttura il reale attraverso la dimensione del senso). Occorre nella società attuale recuperare quest’ultimo (il sacro o il mito come misura ritmica) attraverso una “ri-mitizzazione” dei nostri apparati concettuali e sapere bene che, ad esempio quando si parla di scienza sono all’opera modelli interpretativi del reale che hanno una determinata valenza cognitiva e che, invece, quando siamo sul piano del senso ci esponiamo alla filosofia (come sapere che interroga tutti i saperi, li oltrepassa non per una sorta di presupponenza ma per il semplice fatta che da essa i saperi specifici scaturiscono in maniera del tutto naturale…).

Due modelli a confronto, da un lato il sapere rigido e dogmatico di fine Ottocento che vive della “repressione istintuale”, ed è in questo ambito che nasce la psicanalisi freudiana, dall’altro il sistema attuale di tipo “feticistico” (il cosiddetto feticismo delle merci di cui ho già parlato altrove) che ottunde la nostra mente con messaggi promozionali offrendoci paradisi a buon mercato o sensi facili, immediatamente disponibili, espressione di una tanto, quanto fasulla pretesa di “libertà individuale”. Il senso che si svuota, l’uomo che intontito da un bombardamento continuo di informazioni che le cosiddette “agenzie educative” (in primis la scuola o la famiglia) non sono in grado di proporre in maniera “organizzata”. Molti autori parlano dell’avvento dell’immagine come duplice, da un lato ci “riconsegna” a noi stessi, rappresentandoci, dall’altro ci svuota di ogni senso storico.

Al di là di tutto questo non è la tecnologia dell’immagine a rappresentare il pericolo di uno smarrimento per l’uomo contemporaneo, semmai lo costringe ad interrogarsi, a diventare più critico anche se spesso incapace nel filtrare o nel domandare adeguatamente il senso di un film secondo le istruzioni di “questo”, istruzioni che trovano nell’immagine un loro fondamento (si parla nel caso della cinematografia di un immaginare sul fondamento del vedere…nel senso che le immagini già di per sè forniscono le istruzioni di questo complesso atto interpretativo o “ermeneutico”).

La poesia è la condizione originaria o “ritmica” del vivere, è la danza o la musica, il parlare per “colpire” l’immaginazione, il battito cardiaco che dà un ritmo alla nostra esistenza…

Dall’altro lato abbiamo l’informazione nuda, il contesto operativo che ha però anch’esso pensandoci bene un suo ritmo, quando viene concepito come sapere ogni volta scandito nei suoi diversi momenti…quando viene trasmesso oppure quando viene concepito come in una certa misura “creativo”.

L’avvento della scrittura ha segnato il discrimine, la lettura silenziosa non più legata alla parola pronunciata ad alta voce delle Sacre Scritture, la parola che non si carica del silenzio che la sostiene quando pronunciata ad alta voce…
Come dire, la parola ridotta a segno linguistico, la parola non più come ritmo, la parola scritta per antonomasia…

Tuttavia è veramente scomparso il ritmo dal nostro mondo tecnologico e digitale? A guardar bene non proprio, il ritmo c’è ancora, è solo più febbrile e caotico, il ritmo è la “battitura” di una vecchia macchina da scrivere come quello del rotocalco oppure quello delle parole che ora sto battendo sulla tastiera del computer…
Ritmo come movimento, cambia solo il senso, ora il movimento sembra confuso, un modo per evitare la riflessione, un modo per ingannarci, è un ritmo (nonostante la contraddizione palese..) impoetico se la ppoesia è la condizione suprema del senso!
Il ritmo si perde sulle strade del pensiero “indirizzato” o “omologato” quando il mondo è ridotto a razionalità, ritmo logico, oppure ritmo che sottostà ad un principio “economicista”…
Poesia e prosa, entrambi necessari, la prosa per fermare il continuo rapporto simbolico con il reale o meglio per pensare con concretezza…ma anche qui in fondo c’è un ritmo, come dire non possiamo mai esimerci da una rappresentazione di tipo simbolico del reale.
Il problema semmai nasce quando il ritmo diventa caoticità, passaggio continuo di una forma nell’altra, proteiforme trasformazione di tutto, trasformazione insensata…
E qui non parliamo di metafisica, o di ritualità, gioco simbolico per eccellenza, volontà di dare una sublime rappresentazione simbolica del mondo, conferire un senso superiore alle cose…

Qui siamo prima o dopo, non importa, siamo nello stupore del mondo o se vogliamo dopo le grandi questioni metafisiche, quando soli con noi stessi non ci domandiamo più, (perchè momentaneamente in stasi) il senso di tutto, ma ci lasciamo rapire dal reale, dalle piccole cose di ogni giorno…con un ritmo, questa parola che in questo piccolo intervento ho già usato più volte, ritmicamente…

Perchè questo intervento? forse perchè una battaglia come la nostra necessita di prosa per la parte tecnica e poesia per quello stupore che ogni volta ci coglie quando attraversiamo Via Gaggio? Troppo semplice, tutto questo insistere per una conclusione così banale, anche se giusta! No, il ritmo è nella poesia come nella prosa, nella scienza come nella poesia lirica, il ritmo è ovunque, può essere a volte più armonioso (uso la definizione di armonioso senza grandi pretese ontologiche in questo caso…) a volte più duro…E’ il battito della natura, il suo cuore pulsante, poetico di fronte alle grandi questioni, più lineare quando si tratta di risolvere problemi pratici o quando all’interno di una certa disciplina si circoscrive un ambito; lo si vuole trattare in maniera che per semplificare possiamo definire procedurale…

Ma cosa c’è di non ritmico nel Masterplan di Malpensa o nei modelli di sviluppo attuale? Pensiamoci un attimo, “aritmetica” non vuol dire senza ritmo con l’alfa privativo del greco antico, no, vuol dire con la stessa misura, con lo stesso afflato che ci tiene vivi…

Il male non è la tecnica (anzi!!) il male è uccidere la vita usando la scienza come strumento di dominio, la tecnica per creare discordie o l’arte per giocare (direbbe Th.Mann in Tonio Kroeger) con le forme, insensatamente…

Per concludere, il fine non è soltanto teleologia, ovvero finalità ultima, il fine è il senso che appercepiamo, ovvero è sempre insieme all’azione, mai veramente separato da essa….così Via Gaggio è un amore spontaneo come ogni azione per salvarla, un’azione ritmica, vitale, dove le due dimensioni del senso convivono, da un lato semplicità dell’atto, dall’alto complessità di vissuti intenzionali dove l’aspetto conoscitivo può essere molto più articolato…