Posts Tagged ‘Giuseppe Laino’

Ciao Giuseppe

In questi quattro anni di attività, lungo Via Gaggio o tra i sentieri che si perdono nella brughiera, abbiamo incontrato tanti amici. Abbiamo condiviso il cammino insieme percorrendo le stesse strade e gli stessi sentieri. Abbiamo lasciando sul terreno le nostre impronte.

Piccoli passi vicini che man mano sono aumentati di numero, proprio perché non eravamo più solo noi a camminare.

Riguardando quelle impronte, se ne scorgono alcune più leggere che seguono lo stesso il cammino incessante di tutti noi. Le ultime orme leggere sono quelle di Giuseppe Laino, che ha lasciato questa terra nelle scorse ore.

Giuseppe ci aveva incontrato proprio fisicamente in Via Gaggio. Aveva deciso con noi e per noi di coinvolgerci in un suo progetto letterario che ci ha visto come spettatori attenti e interessati, e anche  come compagni di viaggio nella sua narrazione che partiva proprio da Via Gaggio e dai sentieri che dall’Ex-Dogana Austroungarica scendono lenti verso la vallata del Ticino.

Aveva in mente una trilogia Passato, presente e futuro. I primi due libri portano sulla copertina proprio Via Gaggio e lí aveva deciso di presentarli.

Momenti importanti e fondamentali per la nostra Associazione, momenti che oggi possiamo rileggere e ripensare come unici e particolari. Come quando ci venne a trovare in occasione di un CampoGaggio portandoci una torta buonissima e le sue parole sempre dolci ma forti e risolute nel sostenere la nostra battaglia di civiltà.

Le cose da dire in questo momento sarebbero tante, ma forse è meglio fermarsi qua. Nel ringraziare Giuseppe per tutto quello che ci ha trasmesso in questi anni, vogliamo offrirvi la video camminata che abbiamo fatto proprio con Giuseppe qualche giorno prima della presentazione pubblica di “Dove son nato non lo so”

Ci voleva!

Ci voleva! Al termine di una settimana arroventata, un pomeriggio di natura e cultura in via Gaggio fa bene al cuore. Fa bene a tutto e a tutti.
Alle 14.30, guidati sapientemente da Luciano Turrici, coautore del libro di Via Gaggio, molte persone, fra cui numerosi volti nuovi, si sono addentrate nella brughiera con curiosità e attenzione. C’è poco da fare: Luciano Turrici, con le sue spiegazioni cariche di passione per la natura, è contagioso.
Nel “triangolo d’oro”, come lo chiama lui, ci si è soffermati a individuare la differenza tra un albero e un altro, osservandone le foglie e la corteccia; siamo arrivati in brughiera e lì, davanti ai cespugli di brugo (qualcuno non ne aveva mai visto uno), si sono potuti ammirare un tappeto di muschio stellato verde brillante e, dietro, nel bosco, funghi colorati che sembravano in posa per le nostre foto.

Al termine della camminata, nella sala conferenze del Centro Parco, ha avuto luogo la seconda parte del pomeriggio con la presentazione di “Dentro Casa E Appena Fuori“. Al tavolo, l’autore, Giuseppe Laino, affiancato dalla giornalista, scrittrice e soprattutto grande amica di Viva Via Gaggio, Sara Magnoli. La sua amicizia si è ben manifestata ieri pomeriggio, con la generosità e la passione della sua conduzione. Il dibattito a due, poi esteso alla folta platea, è stato appassionante e ricco di spunti di riflessione. Ci siamo permessi di iniziare a ringraziare Sara Magnoli per spirito di cavalleria e perché di Giuseppe Laino sono già note sia l’amicizia che la collaborazione con Viva Via Gaggio. Il ringraziamento a Giuseppe Laino si rinnova oggi: la copertina del suo nuovo romanzo, una fotografia invernale di Via Gaggio scatatta dal nostro Giuseppe Carraro, è il segno evidente di un legame fra autore e Comitato, legame fatto anche e soprattutto di scambio di opinioni e suggerimenti sulla nostra battaglia, che si sta facendo di giorno in giorno più difficile.

Alle cinque, merenda per tutti, con tanto di ingredienti di ogni torta offerta ai partecipanti. Dettaglio apprezzatissimo.

La nostra battaglia continua. Via Gaggio è sempre più in pericolo. Un ringraziamento a tutti gli amici che ieri hanno accettato il nostro invito e hanno partecipato all’evento. Assieme a voi è impossibile sentirsi soli. Salviamo Via Gaggio, salviamo la brughiera, salviamo la nostra salute!

Questo slideshow richiede JavaScript.

Grazie a Giuseppe, Chiara e Nadia per le splendide foto.

“Dentro casa e appena fuori”

Locandina dell’evento

Comunicato stampa

18 novembre 2012 presso il Centro Parco Ex-Dogana Austroungarica

Concomitanza di Eventi

Presentazione del libro “Dentro casa e appena fuori” di G. Laino

Banchetto PD Lonate per le primarie

Il Comitato Viva Via Gaggio ritiene opportuno informare che, In concomitanza con la visita guidata e la presentazione del libro, nei pressi del Centro Parco alcuni esponenti del Partito Democratico di Lonate Pozzolo allestiranno un banchetto informativo sulle primarie PD.

Come già ribadito in varie occasioni, il WVG RAPPRESENTA UNA REALTA’ APARTITICA e pertanto non prende posizione su tali questioni: esse esulano dalle finalità del Comitato, realtà distinta ed autonoma rispetto a gruppi politici.

Condividendo gli stessi spazi pubblici, e nel rispetto della sensibilità dei partecipanti, il WVG ha ritenuto opportuno spostare il luogo di ritrovo per la visita guidata presso la Cappella di San Francesco in Via Gaggio, che verrà opportunamente segnalata.

La presentazione del libro di Giuseppe Laino, il quale – precisiamo – non è iscritto al Partito Democratico, avrà luogo al secondo piano della struttura del Centro Parco, mentre la merenda si terrà al piano terra.

Non siamo niente e forse ancora peggio

Non siamo niente e forse ancora peggio

Non siamo niente e forse ancora peggio,

nondimeno i cuori ci pulsano colmi di rancori

e di odi e di guerre il mondo fecondiamo.

Ci ha resi parvenze d’uomo, il tempo.

Ma che ne sappiamo noi di cosa è l’uomo?

Anche il nostro sembiante di erranti fantasmi,

osceni incapaci a provare vergogna,

immersi  fra  letali macerie e veleni donati

dall’asservita e torturata natura, non vediamo.

Conta – ne siamo sicuri – guardare alto nel cielo,

non quello grigio piombo acido delle nostre scorie

che pesa e ottenebra teste e polmoni,

ma il blu e bianco immaginato di nuvole,

conta lasciarsi incantare dal quel movimento,

e lasciarsi illanguidire e impoltronire, e perdersi,

e disquisire di vita e di infinito e di etica:

è il bello! il bello! il bello che ci rapisce.

(Dal quotidiano nulla nascono artisti potenti,

tristi a narrare il bello e a farci dimenticare

che ci infossa il mercato e il denaro.)

Non ci avvediamo neppure di quanta

vendicativa stanchezza la Terra trabocchi:

ci hanno fatto credere di essere simili a Dio.

Se non ci fossero il sole e la luna e le stelle,

il mare e la terra e i monti,

le lucciole, i vermi, gli animali tutti

e le piante e i fiori, i colori e i suoni,

se non ci fosse una celeste corrispondenza fra me e loro,

fra me e l’universo intero, vitale e compassionevole,

un intimo serrato legame di sangue,

come tra pelle e corpo e cuore e sogni,

come potrei amarti? portarti sulle labbra e negli occhi?

essere la tua ombra?

Ma fin quanto potrà reggere il mio sguardo?

Già mi sento svaporare nell’umano nulla invadente.

Giuseppe Laino

Anche nei momenti in cui ti stringo più forte a me

Anche nei momenti in cui ti stringo più forte a me,
quando penso alla fortuna prodiga di doni e al caso
che mi ha fatto nascere fra gente che possiede tutto;
anche quando dovrei star bene ed essere sereno,
e lasciarmi solo stordire dal tuo odore,
rapire dalla tua pelle liscia e bianca,
dalla tua bocca, dai tuoi occhi,
quando le tue mani piccole e mai ferme,
tracciano sulla mia pelle, nel mio cuore,
i segni profondi di un amore eterno;
anche in quei momenti mi sento d’impaccio e confuso.
Mi sento tremante e fragile.
Ma non è la paura della morte che mi intristisce
ché lei è come un’abitudine.
Come una compagna che in fondo mi tiene in vita.
E nemmeno gli anni passati che hanno forse asciugato ogni lacrima
ma non sono riusciti a spegnere l’amore che conservo stretto nel cuore.
È il muso spaurito del cerbiatto cacciato
e il viso rattrappito e coperto di mosche del bimbo affamato,
la sua pancia gonfia e le sue abbandonate e gracili gambine,
è il belato dell’agnello sacrificato ogni giorno alla pasqua del Cristo,
e sono gli occhi della madre impotente a salvare i suoi figli.
È il dolore per la fame, la guerre, la crudeltà
che mi ha da sempre inferto ferite profonde
come fossi io a patire fame, guerra e crudeltà.
È l’offesa fatta ai più deboli,
agli schiavi, ai servi, ai diversi, agli animali,
a tutti coloro che, pur vivi, sono pensati senz’anima
da coloro che, arroganti, non meriterebbero l’averla.
È il dolore che aleggia nell’aria
quando stacchiamo la testa di un fiore,
che mi immalinconisce e mi fa tremare e spaurire.
È il pensiero che forse siamo già morti
quando non sappiamo,
quando non vogliamo sapere,
quando non ci importa di nulla
e chiudiamo gli occhi,
tappiamo le orecchie,
serriamo naso e bocca in uno spasmo rabbioso.
Che mondo sarà
quello che lasceremo ai nostri figli?

di Giuseppe Laino

 

Un gruppo di lettura

Affidiamo alla vostra lettura questo nuovo scritto di Giuseppe Laino [APRI] e aspettiamo un parere in merito.

Facciamo il punto (di Giuseppe Laino)

Un’istantanea della presentazione di ieri al Quarto Stato. Gregorio, Giuseppe e Nicola sul palco.

Reduce dalla riuscitissima presentazione del suo romanzo “Dove Sono Nato Non Lo So” al Quarto Stato a Cardano al Campo, Giuseppe Laino ci omaggia di un nuovo saggio in esclusiva per il nostro blog. Titolo: Facciamo il punto. [APRI]. Buona lettura.

Questa è la collezione di saggi e notizie riguardanti Giuseppe Laino sul blog. [APRI]

Dove son nato non lo so – presentazione a Cardano al Campo

Giovedì 31 Maggio c/o Quarto Stato, Via Vittorio Veneto, 1 – Cardano al Campo
Presentazione di “Dove Son Nato Non Lo So”, h. 21.00
Cena vegana: h. 19.30.
Presente l’autore, Giuseppe Laino
con la partecipazione di Nicola Balice (Comitato WVG)

Il titolo del romanzo che l’autore Giuseppe Laino presentò in anteprima proprio da noi, comitato di Via Gaggio. La copertina è quella di Via Gaggio e nel libro le terre sono quelle del Ticino, Brughiera Seprio o l’Altomilanese. Aree di grande industrializzazione, ma con un retaggio culturale anche agricolo. Ne ho già parlato sul blog, non farò un’ennesima recensione del romanzo ma soltanto focalizzare la nostra attenzione su due aspetti: primo, domani a Cardano al Campo verrà presentato il libro e io farò un breve intervento, parlando anche della nostra battaglia di civiltà. Qualcuno potrebbe dire: “le solite sperimentazioni interdisciplinari, qualcosa alla moda che fa tendenza, ad esempio parlare di cucina (e domani ci sarà la cucina vegana) e subito “si infila” un pò di cultura orientale e “antispecismo” (l’approccio filosofico che sta dietro al veganesimo)”; secondo: da un romanzo che parla di vite vissute in periodi e tempi diversi, ma in un paesaggio in trasformazione, capire cosa conservare, quali identità e specificità culturali. Lo stesso autore a proposito di questo secondo punto aveva insistito in un suo scritto critico (pensato per il nostro blog) su una distinzione importante tra comunità e popolo. Riprendo la distinzione per focalizzarmi su ciò che qui mi interessa, il popolo ha un’identità d’armi, lingua e d’altar di manzoniana memoria che preoccupa un pò se si pensa al concetto di “etnia” o alle epurazioni etniche di tempi recenti (la guerra nella ex-jugoslavia) o più remoti. Al tempo avevo ribattuto a Laino dicendo che va bene parlare di comunità, un termine etnicamente meno connotato, ma che non si può prescindere dall’idea di nazione per trasformarla. Come dire, non si può prescindere dalle concrezioni della storia, agire su di esse per modificarle anche radicalmente, considerare la nazione un “contenitore necessario” ma con contenuti molto diversi (la diversità culturale a tutti i livelli) e possibilmente creare anche una confraternita di nazioni (in primis a livello europeo) per condividere sovranità per il bene comune; una posizione anche questa assai idealistica ma che passa attraverso il “riformismo” (cosa sia è lungo a dirsi, basti solo pensare ad azioni politiche e culturali insieme mirate ad un cambiamento decisivo nella mentalità e nella legislazione). Non eravamo proprio d’accordo, ma non importa, credo che le differenze di pensiero aiutino a crescere da ambo le parti.

Come già detto non farò in questo breve intervento un riassunto di alcuni aspetti della trama di questo romanzo (in realtà più storie, miserie antiche e contemporanee, si parla di cristianesimo, resistenza, abusi, nuove ed antiche violenze perpetrate ai danni dei più deboli) bensì del fatto di come il territorio non sia “neutrale”, ma vivo, teatro di azioni per protagonisti umani (non solo) e protagonista esso stesso. Anche il territorio ha una storia, molto ricca non solo in termini geologici ma anche di paesaggio umano (e quindi geografico); se pensiamo alla nostra pianura in età romana, completamente coperta di foreste e a quello che è oggi, un luogo fortemente antropizzato (come da noi nell’altomilanese) oppure con un livello basso di biodiversità. Eppure resistono dei luoghi ricchi di vita animale e vegetale, e il Ticino è uno di quelli.

Così occorre capire come si possa vivere la dimensione della territorialità, pensare su quale principio i territori vadano conservati o valorizzati; senz’altro il principio della diversità ecologica, ma anche quello della nostra cultura materiale (gli ecomusei per intenderci e noi di Via Gaggio vogliamo appunto l’ecomuseo del Gaggio). Nel romanzo si parla anche di filatoi con grande precisione, anche questa è cultura, si parla delle Cinque Giornate di Milano come di tante altre cose che rivelano una Lombardia al centro di grandi trasformazioni economiche e sociali.

Infine le nuove povertà, immigrati clandestini che tirano a campare, che muoiono nei cantieri e i loro corpi fatti sparire. Tutto questo in uno scenario non idilliaco, la natura stessa che da un lato anche per chi non crede ci avvicina a una trascendenza, dall’altro però ci ricorda la sua costitutiva inimicizia nei confronti dell’uomo. Da qui la sua fabbrilità, il suo voler piegarla alle sue esigenze (dell’uomo) e sconfiggere malattie e povertà; grandi utopie ma che si scontrano con altre “distopie” (contrario di utopie), la depauperazione dell’ambiente naaturale, il degrado di quello umano e l’incapacità di pensare ad uno sviluppo e degli uomini e dei loro territori. Da questo punto di vista, parlare della nostra battaglia di civiltà a proposito di questo romanzo non è una forzatura ma l’esperimento coraggioso di chi pur vivendo la contemporaneità non esita a pensare ad una dimensione del senso che come in una “babele” parla linguaggi diversi (corrispondenti alle discipline singole) ma li unifichi non fondendoli in un sistema unitario ma relativizzandoli ripsetto a un tutto. Semplicemente punti di vista contingenti che non aggiungono “ontologicamente” più “essere”.

Per finire, i territori cambiano come le culture e se nel cambiamento “sociale” come in quello “naturale” si preferisce il complesso e il diverso rispetto all’omologato e piattamente uguale, ci troviamo di fronte a problemi di una certa entità che solo una buona filosofia (nel senso di approccio del pensiero) può affrontare. Cambiare rimanendo uguali non nel senso di non cambiare mai bensì in quello che ogni cambiamento deve avvenire all’insegna della continuità. Così va anche letto questo romanzo (vi invito a leggerlo o a rivedere la mia piccola recensione prima di farlo per prendere confidenza con una trama complicata che solleva complesse questioni filosofiche), un territorio che si fa letteratura e una letteratura che è insieme territorio, un tutt’uno che si può vedere da angolazioni differenti, forse è questo il grande lascito del postmoderno? E poi lo stesso termine coniato di recente “slow food”, cibo lento non rimanda alla stessa questione, non siamo noi anche quello che mangiamo, e la stessa cucina vegana (vi invito a provarla domani sera) non è un modo forse radicale per cambiare mantenendo però gli stessi approti nutritivi? E qui il livello metaforico ci aiuta, mantenere delle coordinate di pensiero per dirigere il cambiamento anche nelle nostre abitudini alimentari (quello della varietà sia di cibi e sapori che di apporti nutritivi). Il mio non è un invito a diventare vegani ma ad una maggiore consapevolezza riguardo anche al nostro cibo (oltre che ai nostri territori dove regolarmente viviamo, lavoriamo e intessiamo relazioni umane di vario tipo). A domani!

Comunità (egoismo e stupidità) – di Giuseppe Laino

Buongiorno e buona settimana.
Oggi, un nuovo preziosissimo saggio di Giuseppe Laino. In questa occasione, andiamo oltre: non condividiamo solo il suo intervento, ma anche il testo accompagnatorio. Quest’ultimo, nelle intenzioni dell’autore, era riservato a noi del Comitato. Chi siamo, però, noi-del-Comitato? Dove, la soglia? Qual è il dentro e quale, il fuori?

Magari ritorneremo a parlarne. Anzi, sicuramente. Ora non vogliamo rubare tempo e spazio a Giuseppe Laino, che come sempre ringraziamo di cuore. Leggendo il suo saggio, cerchiamo di rispondere ai quesiti che pone al Comitato, cioè a tutti noi lettori.

Vi invio un altro mio scritto. [LEGGI: Comunità] Come potete constatare  inizia ad intravvedersi un mio disegno, nel senso che non scrivo affatto genericamente di cose varie ma appunto seguendo un progetto.
Nel contempo  il discorso diventa più fitto e quindi sarebbe più che mai necessario un vostro preventivo parere.
È giusto che Viva Via Gaggio si occupi anche di queste cose?
È giusto correre il rischio di annoiare o di indisporre qualcuno?
Certo, ognuno è libero di leggere o di non leggere, ma voi vi esponete ad essere tacciati di astrattismo, di eccessiva teoria, forse di radicalismo.
Ovviamente io penso che le cose non stiano così, che ciò di cui parlo sia attinente la realtà, e che necessiti di essere trattatoma mi rendo conto che, almeno per me, è ben difficile esporre questi argomenti in altro modo.
Ciao a tutti
Giuseppe

Dove son nato non lo so

Il titolo del libro di Giuseppe Laino, libro che io ho letto di recente, sembrerebbe richiamare un’immagine: oggi i luoghi del Ticino non sono più gli stessi, le speculazioni degli Anni Novanta hanno trasformato molte aree agricole intorno a Malpensa, hanno contribuito a trasformare una zona di parco un tempo amena in qualcosa di diverso o irriconoscibile (anche se molto di bello è rimasto anche in questa zona e addirittura la brughiera del Gaggio rappresenta il grande acquisto di fine Anni Novanta).

Continua a leggere