Una nuova serata per spiegare il Master Plan 2035, il Protocollo d’Intesa e gli annessi e connessi relativi al potenziale sviluppo dell’Aeroporto di Malpensa.
Un ringraziamento al Circolo Laudato Sì “San Francesco” di Busto Arsizio, al Circolo di Legambiente BustoVerde e alla Delegazione FAI del Seprio per aver organizzato questo evento e alla Galleria Boragno per ospitare la serata.
BRUGHIERA DI MALPENSA ENTRI NELLA RETE NATURA 2000.
LA RICHIESTA DELLE ASSOCIAZIONI E DEI COMITATI
PER ASSICURARE UN FUTURO ALL’IMPORTANTE HABITAT
“Troppo raro e prezioso perché venga distrutto dalle attività umane. Servono maggiori tutele”
1° marzo 2023 – La brughiera di Malpensa deve entrare nella Rete Natura 2000, la grande rete delle aree protette europee nata per difendere la biodiversità. E’ questa la richiesta emersa dal convegno di sabato 25 febbraio, La brughiera di Malpensa e Lonate Pozzolo – Un tesoro da custodire, organizzato all’Auditorium A. Paccagnini di Castano Primo da Italia Nostra Lombardia, Legambiente Lombardia, Lipu, Life Drylands, Centro Italiano Studi Ornitologici (CISO), Ecoistituto della Valle del Ticino, Coordinamento Salviamo il Ticino. Proprio in questi giorni, i rappresentanti delle associazioni hanno inviato una richiesta formale alla Regione Lombardia, perché venga istituito un Sito di importanza Comunitaria (Sic) e Zona di protezione speciale (Zps) “Brughiere di Malpensa e Lonate”, al fine di offrire una maggiore protezione all’area inserendola nella rete Natura 2000 all’interno del territorio del Parco Lombardo della Valle del Ticino. Intanto, attendono l’esito del parere della Commissione Via del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica sul Masterplan di Malpensa e continuano a diffondere la relativa petizione online, già firmata da oltre 8mila persone.
L’evento del 25 è iniziato con i saluti del sindaco di Castano Primo Giuseppe Pignatiello – che insieme ai sindaci di Nosate, Robecchetto con Induno, Turbigo e Vanzaghello chiede da tempo la tutela della brughiera – della presidente del Parco lombardo della Valle del Ticino Cristina Chiappa e di Luca Pasi dell’Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore. I relatori hanno raccontato agli oltre 250 partecipanti le caratteristiche che rendono unica questa brughiera, oggi minacciata dall’espansione dell’aeroporto di Malpensa. Si tratta infatti di un tipo di habitat estremamente raro in Italia, con una vegetazione peculiare. Passeggiando immersi nel viola dei fiori del brugo si possono osservare composizioni floristiche – ossia combinazioni di piante – diverse da quelle tipiche delle brughiere dell’Europa centrale e settentrionale, incontrando anche animali rari o a rischio di estinzione.
«Quando sono presenti specie particolari – ha spiegato Giuseppe Bogliani, zoologo e presidente del Ciso – le autorità locali devono necessariamente muoversi per proteggere al meglio l’area. L’Italia si è impegnata in questo senso ratificando la direttiva Habitat del 1992». A sostegno di questa affermazione, Bogliani ha citato diversi animali che popolano la brughiera: la falena dell’edera, specie prioritaria della Direttiva Habitat; il cervo volante, legato alla presenza di querce; l’invernina, che qui è rappresentata nella sua popolazione meridionale in assoluto più abbondante; la ninfa delle brughiere, tra le cinque farfalle più minacciate d’Europa. La brughiera è anche frequentata dalla martora, dal falco pecchiaiolo e dal succiacapre, del quale i partecipanti hanno anche potuto ascoltare il tipico richiamo.
«La rete Natura 2000 è una rete di aree protette che va oltre i confini nazionali, la più grande al mondo – ha ricordato poi Giorgia Gaibani, responsabile Difesa del territorio e Natura 2000 della Lipu – e nasce per la conservazione di habitat e specie che sono in pericolo, rari, endemici o che costituiscono esempi rilevanti della biodiversità europea. Tutte caratteristiche attribuibili alla brughiera di Malpensa».
Gli altri relatori intervenuti al convegno hanno condiviso le tesi esposte e sottolineato l’importanza di tutelare l’area, da Silvia Assini dell’Università di Pavia al direttore di Butterfly Conservation Europe Sam Ellis, dal direttore di BirdLife Europa Ariel Brunner fino a Valentina Parco e Francesca Trotti del Parco del Ticino.
Per questi motivi di tutela della biodiversità, tante associazioni e comitati locali stanno dicendo no al Masterplan che prevede l’espansione dell’area Cargo dell’aeroporto e danneggerebbe in modo irrimediabile ben 44 ettari di brughiera: «Pare incredibile che si voglia costruire proprio in quest’area: nessuna misura di compensazione ambientale può ripagare la perdita di un habitat del genere – dichiara il Comitato organizzatore dell’evento – e dei servizi ecosistemici che fornisce. Far entrare la brughiera all’interno della rete Natura 2000 e gestire al meglio questa zona garantirebbe la sopravvivenza della biodiversità locale e contribuirebbe agli obiettivi 2030 previsti a livello comunitario, con un impatto positivo anche sulla qualità della vita degli abitanti della zona».
Torna, dopo la parentesi Covid19, la Caminàa dal Bambin con un percorso che partirà dalla Piazza Parravicino di Tornavento e percorrendo la Via Gaggio raggiungerà l’abitato di Lonate Pozzolo e l’EcoAlbero situato in Piazza San Ambrogio.
In occasione della 17° Giornata del Creato, insieme a Azione Cattolica del Decanato di Gallarate, Legambiente “Circolo Il Presidio” e alla Comunità Pastorale San Paolo VI di Lonate Pozzolo, abbiamo organizzato una camminata con momenti di riflessione e aggiornamento sul Master Plan 2035.
Siete tutti invitati a partecipare. Tutte le info nel volantino. Vi aspettiamo
Scendere a patti, soprattutto quando si parla di ambiente, certe volte non è proprio ammissibile. Che sia di 45, di 20 o anche di un solo ettaro, l’espansione dell’attuale sedime aeroportuale verso sud per noi è assolutamente inaccettabile.
Non abbiamo mai cambiato idea, questa è e sarà sempre la nostra posizione.
Abbiamo sempre sostenuto e ribadito in ogni occasione e sul nostro blog le nostre riflessioni a riguardo, mettendole a disposizione di tutti, sostenendo pubblicamente la posizione del Parco del Ticino, l’unica veramente sostenibile e in grado di garantire la tutela e conservazione dell’ecosistema della brughiera e anche la possibilità di espansione dell’area cargo.
Non possiamo tacere il nostro disappunto per la sottoscrizione dell’accordo avvenuta oggi da parte ditutti i sindaci del Cuv, dalla provincia di Varese, da Regione Lombardia, da Enac e da SEA. Manca all’appello il Parco del Ticino, Ente a quanto pare decisamente scomodo, spesso e volentieri denigrato e non citato nemmeno negli incontri pubblici anche dai Sindaci stessi.
Il Parco ha deciso, giustamente secondo noi, di abbandonare il tavolo regionale nelle scorse settimane a fronte dell’ennesimo immotivato diniego da parte di SEA e ENAC (quelle realtà che il dialogo con ilterritorio va bene ma solo se ci danno ragione) rispetto alle proposte alternative presentate per salvaguardare la brughiera e consentire ugualmente l’espansione dell’area cargo all’interno del sedime aeroportuale.
Abbiamo letto gli impegni presi da parte dei sottoscrittori. Avevamo già messo in evidenza come le proposte di SEA, contenute nel Master Plan, individuate per il recupero della brughiera fossero prive di qualsiasi validità scientifica sin dalla prima pubblicazione del Master Plan 2035. Pubblicazione che era stata bocciata dalle osservazioni anche dei Comuni. Perché adesso invece vanno bene?
Cosa è cambiato nel frattempo? Di sicuro, ed è talmente scontato che fa pure specie dirlo, l’unica certezza è che verranno cancellati per sempre 44 ettari di brughiera e che nessuna delle compensazioni o supercompensazioni previste potrà mai realmente compensare questa perdita. Nessuna di quelle previste o ipotizzate!
Sulla supercompensazione poi, non solo si offre una quantità decisamente inferiore rispetto a quanto si perde, ma soprattutto se guardiamo alla qualità si sta barattando un’area preziosa e ricca di biodiversità,
sapendo di perderla per sempre, con un’area a confronto scarsa di cui ci si accontenta con forse la convinzione di avere avuto la meglio?
Ci spiace molto, ma crediamo che questo accordo rappresenti uno dei punti più bassi della storia di Malpensa, proprio perché ci sembra di essere tornati al 1999, quando si scrissero una lunga serie di impegni, senza poi realizzarne nessuno.
Oggi siamo di fronte ad una lista quasi uguale (spoiler: ci sono punti di quella lista che dal 1999 aspettano ancora di essere realizzati), fatta dagli stessi soggetti che fino ad oggi non hanno dato seguito a quegli impegni.
Ora però di sicuro c’è in vista un’azione irreversibile, la distruzione della brughiera!
Rispetto poi alla centrale fotovoltaica e alla rinuncia alla Terza Pista ci chiediamo quale sia la credibilità di SEA. La stessa SEA che aveva annunciato, presentando il Master Plan 2035, che la terza pista non era prevista e che poi invece era ben descritta nei documenti consegnati per la procedura di VIA.
Inoltre, per la centrale fotovoltaica sottolineiamo che le stesse regole di safety previste per la navigazione aerea la definiscono incompatibile con la presenza di un aeroporto di grosse dimensioni e capacità.
Ci domandiamo quale valore giuridico vincolante abbia il protocollo sottoscritto oggi, rispetto alle scelte di potenziamento dell’aeroporto previsti e annunciati dalla stessa SEA per il post 2035, quando sempre a detta di SEA la realizzazione della terza pista sarà necessaria.
Rimaniamo in attesa di leggere tutte le parti dell’accordo, comprese quelle relative alle opere infrastrutturali promesse da Regione Lombardia. Anche perché vorremmo capire se giuridicamente questo accordo può modificare il Master Plan 2035 in corso d’opera, oppure se l’iter oggi previsto dovrà essere annullato e si dovrà ricominciare da capo, visto che sono state inserite opere viabilistiche oggi non previste e non valutate nel loro impatto ambientale.
Sarà sufficiente una VIA per il Master Plan e queste opere? Assolutamente no, perché a fronte di queste modifiche lo strumento previsto per legge per calcolare gli impatti di una serie di piani e programmi è una VAS, quella che da sempre associazioni e comitati chiedono.
Noi continueremo a chiedere quel che è giusto per salvaguardare la brughiera. Per quanto ci riguarda la sottoscrizione di questo accordo di inaccettabile compromesso non segna la conclusione della nostra battaglia.
Abbiamo letto su un quotidiano locale le ultime dichiarazioni del Presidente di turno del CUV, Dimitri Cassani e non possiamo esimerci dall’esprimere la nostra contrarietà.
Innanzitutto ci chiediamo se tutti i Sindaci sono sulla stessa linea di pensiero. Veniamo subito all’aspetto più amministrativo. Occorre precisare che la parola e la decisione finale spetterà alla Commissione Nazionale Via/Vas e NON ad Enac.Questa è la procedura, che non è cambiata rispetto al passato. Del resto, se la decisione finale spettasse a Enac perché fare una VIA quindi, se Enac può sostituirsi agli Enti Locali, al Parco del Ticino nella programmazione di un territorio che non è suo? Perché fare delle Osservazioni se poi alla fine sarà Enac a decidere? Varrebbe la pena ricordare anche il passato, proprio perché abbiamo visto come anche di fronte al parere positivo di Regione Lombardia la Commissione Nazionale abbia espresso il proprio parere ambientale negativo.
Sulla “supercompensazione” ne abbiamo già scritto; ci auguriamo che i Sindaci siano in grado di distinguere la diversità ecologica e ambientale tra la perdita e la contropartita e non ci si fermi ad una semplice questione numerica. Che si ascoltino almeno i tecnici e il Direttore del Parco del Ticino se gli esperti ambientali che fanno parte del mondo ambientalista, delle associazioni e dei Comitati non sono ritenuti interlocutori credibili.
Rispetto agli impegni di SEA sottolineiamo prima di tutto che a quanto ci risulta si tratta di impegni presi solo a voce. Non si può credere a qualsiasi cosa ci venga propinata. Tipo questa famosa centrale da fonti rinnovabili, da farsi nella zona della Terza Pista con la conseguente rinuncia a questo progetto. Esiste qualche documento scritto e giuridicamente vincolante per SEA dove si dice che rinuncerà alla Terza Pista? Lo stesso dicasi per il progetto di recupero e riqualificazione della Brughiera. La proposta avanzata da SEA nel Master Plan 2035 è priva di qualsiasi validità scientifica ed è ben lontana dal raggiungere gli obiettivi di conservazione e salvaguardia della Brughiera. Aspetti tra l’altro già esposti nelle osservazioni presentate dal Parco, dalla nostra Associazione e da altre realtà scientifiche. Considerazioni e rilievi che hanno fatto parte anche della relazione conclusiva sul precedente Master Plan dove rispetto al consumo irreversibile della Brughiera e di un suo recupero in alcune parti era stata la stessa Commissione Nazionale Via/Vas a porre l’attenzione sull’assoluta inefficacia degli interventi proposti da Sea. Interventi che, guarda un po’, sono gli stessi presenti nel Master Plan 2035.
Se Cassani avesse partecipato al convegno di inizio maggio a Somma Lombardo, avrebbe potuto ascoltare dalla viva voce della Professoressa Assini che si stanno “sperimentando” adesso alcune pratiche per la conservazione degli habitat di brughiera e che quindi al momento non c’è certezza scientifica e che l’Unione Europea sta finanziando questo progetto per avere una traccia operativa, scientificamente valida, per conservare questi habitat. Azione che passerà e si potrà applicare sulla Brughiera di Lonate e Malpensa solo se questa diventerà un Sic/Zps, così come proposto dal Parco nel 2011, ma stoppato volutamente da Regione Lombardia (e dimenticato evidentemente da alcuni Sindaci). Sarebbe interessante poi sapere da Cassani quali siano le basi scientifiche che lo hanno portato a dire “anche sulla Brughiera c’è un grosso intervento di riqualificazione che porterebbe certamente dei benefici”.
Rispetto poi alla questione rumore e rumore notturno varrebbe la pena chiedere, come CUV, un aggiornamento degli studi Hyena, Salus Domestica e un approfondito aggiornamento degli Studi epidemiologici che proprio il Comune di Casorate aveva richiesto e ottenuto e che aveva messo in evidenza una situazione tutt’altro che rosea. Per tutti questi motivi, in assoluta sincerità, avremmo decisamente preferito leggere ben altre considerazioni da parte del Presidente di turno del CUV.
In queste settimane si rincorrono voci e dichiarazioni su quale espansione dell’aeroporto di Malpensa sia accettabile e digeribile dal territorio, in primis dai sindaci del Cuv.
Per quanto ci riguarda, anche la sola espansione di un centimetro quadrato dell’attuale sedime aeroportuale verso sud è assolutamente inaccettabile.
Se è vero che le previsioni dei numeri del settore cargo che prendiamo per buoni – vorremmo sommessamente ricordare però che le previsioni dei posti di lavoro su Malpensa parlavano di 200.000 lavoratori coinvolti e si sono dimostrate decisamente gonfiate – ci chiediamo perché non vengano presi in considerazione gli spazi all’interno del sedime aeroportuale per ampliare la zona cargo.
Abbiamo letto il Master Plan 2035 e le integrazioni presentate in seconda battuta. È evidente che le alternative suggerite e scritte nelle osservazioni vengono scartate a priori dal gestore aeroportuale senza una motivazione seria e credibile.
Ci sono parecchi ettari all’interno dell’attuale sedime aeroportuale “blindati” per costuire la terza pista. Quale zona migliore per ampliare la zona cargo!!!Si rinunci, una volta per tutte, alla terza pista e si utilizzino quegli spazi per ampliare la zona cargo.
Basterebbe citare il “consumo di suolo” vergine che comporta ogni alternativa presa in considerazione. La parte a sud, quella di brughiera, è un suolo vergine, unico e raro che offre tutta una serie di servizi ecosistemici; purtroppo invece non viene considerato tale, addirittura viene considerato meno di un suolo già urbanizzato e sui cui sono già costruiti capannoni vuoti o usati al 25% della capacità.
Leggiamo che dai 60 ettari iniziali (a cui vanno sommati i 30 vincolati per la terza pista al di fuori del sedime aeroportuale) si voglia passare a 45 ettari…in cambio di alcune “rassicurazioni” circa il recupero e la ricostruzione della brughiera.
Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo ancora: l’habitat di brughiera, per la sua conformazione geomorfologica e pedologica non è assolutamente ricostruibile da nessun’altra parte. Lo dicono gli studi scientifici, le università e chi si occupa di studiare e ha studiato seriamente la brughiera e le lande secche europee.
SEA invece considera, da sempre, la brughiera come una realtà che si possa spostare a piacimento, ricostruire in 6/8 mesi. Non è assolutamente così!
Abbiamo letto sempre nei documenti presentati a supporto del Master Plan 2035, che esiste una brughiera sana e una “brughiera degradata”. Che credibilità ha una società per azioni che per giustificare la cancellazione di un habitat unico e raro si inventa una definizione di “brughiera degradata” che non esiste assolutamente nella nomenclatura scientifica?
Vale anche la pena ricordare che la disciplina internazionale ed europea da indicazioni diverse, rispetto agli ambiti naturali degradati. Questi, seppur degradati, continuano a fornire servizi ecosistemici, detto ciò questo degrado deve essere eliminato intervenendo migliorando l’ambiente naturale, piantumando nuove essenze e certo non cancellando in maniera irreversibile questi ambiti naturali ricoprendoli di colate di cemento e asfalto come invece vorrebbe fare SEA.
Abbiamo letto articoli e dichiarazioni che parlano di opere di compensazioni e di mitigazione per far “digerire” l’ampliamento del sedime aeroportuale. Si ignora volutamente che il piano del verde di Malpensa 2000, così come tutte le opere di mitigazione e compensazione previste dal Decreto D’Alema, al 99% non sono mai state realizzate.
Vale la pena poi ricordare che la zona interessata oggi dall’espansione del sedime aeroportuale cancellando la brughiera era una delle zone individuate per operazioni di ripiantumazione e di rispristino del verde.Ovviamente mai realizzate! MAI-REALIZZATE.
Quale credibilità possono avere questi soggetti? Semplicemente nessuna.
La nostra speranza è che i sindaci del Cuv non abbocchino a questa proposta. Chi non ha realizzato le opere di mitigazione e compensazione nel corso degli ultimi vent’anni, ripropone ora le stesse cose non realizzate in cambio appunto di una devastazione ambientale, cancellando la brughiera.
Davano garanzie di realizzazione vent’anni fa e abbiamo visto solo quanto non hanno fatto. Ripropongono le stesse garanzie oggi, ma dovrebbe essere evidente che hanno perso ogni credibilità.
Per favore, che si usi tutti il buon senso e non si permetta di distruggere la brughiera!
Carissime amiche e carissimi amici, vi invitiamo a partecipare a questa camminata. E’ l’evoluzione 2.0 della “Camminata di Primavera” che negli scorsi anni “apriva” gli eventi dell’anno.
Ecco perchè, con le realtà associative con cui avevamo organizzato il Bioblitz lo scorso 19 dicembre, abbiamo deciso oggi di proporvi questo nuovo evento.
Trovate tutte le informazioni per partecipare nel volantino…e come sempre fatelo girare e invitate i vostri amici e conoscenti.
Iscrizione obbligatoria, entro il 19 marzo, a salviamoilticino@libero.it
Abbiamo visto e letto l’articolo che vi alleghiamo e ci sembrava corretto fare alcune puntualizzazioni, anche perché riteniamo che la narrazione della faccenda dei progetti di espansione dell’aeroporto di Malpensa meriterebbe una certa equidistanza dal gestore aeroportuale. Il rischio infatti è quello di prendere per vero solo quello che viene da una parte e rubricare sciocchezze o inesattezze le voci che arrivano da altre parti.
La prima precisione riguarda la terza pista. Se è vero che non è tra le opere previste direttamente nel Master Plan 2035, è altrettanto vero che i terreni su cui SEA la vorrebbe realizzare vengono magicamente blindati e “messi in cassaforte”. Anzi, le strutture che sono previste in quelle aree saranno da abbattere proprio in previsione della terza pista.
Il sogno dei 60 milioni di passeggeri previsti nel vecchio Master Plan dev’essere ancora un punto di riferimento di Sea, visto che nelle Integrazioni (INT-002 pag.40, INT-003 Pag.5, INT-004 pag.14, INT-006 pag.24 e nel SIA-P3_alternative Cap 3.1.2.6 pag. 50) conferma che quelle aree dovranno essere lasciate libere per la terza pista. Non una riflessione sull’andamento del traffico a fronte della crisi socio climatica ambientale e della pandemia che stiamo vivendo, ma una sola certezza: dopo il 2035 la terza pista sarà necessaria, per cui oggi blindiamo i terreni che ci serviranno per costruirla. Questo con buona pace di chi dice che la terza pista non c’è più.
Interessante poi lo stupore di SEA rispetto alle posizioni e le osservazioni giunte dal territorio, soprattutto se lette ripercorrendo il confronto avuto con il territorio. Confronto non significa accordo, ma questo aspetto a SEA forse è sfuggito. Va sottolineato il fatto che il confronto è avvenuto sì, ma senza una vera partecipazione di tutti gli stakeholder, prendiamo atto che a quanto pare esistono interessi di serie A, B, C e… Z e il parere di Z non interessa, purtroppo!
Rispetto al concetto di sostenibilità invece, lasciateci dire che il progetto è tutt’altro che sostenibile. Abbiamo notato da questo punto di vista una continuità con il precedente Master Plan. Se io costruisco una fotografia del territorio (prima di realizzare le opere) e lo descrivo come un territorio dove non ci sono problemi di inquinamento atmosferico, dove gli aerei non producono rumore, dove la qualità della vita è eccellente è logico che posso sostenere che il potenziamento non avrà conseguenze negative su aria, acqua, uccelli, etc.
Anzi se racconto poi, inventando habitat ad hoc, che la brughiera è degradata e che l’unica soluzione è coprirla di cemento e asfalto capite bene che la sostenibilità va a farsi benedire.
Il top lo si raggiunge nel momento in cui, sempre parlando degli habitat di brughiera degradata (che non esiste) ma anche di quella sana, si citano come uniche minacce le specie arboree invasive e non i capannoni che cancelleranno in maniera irreversibile sia la parte sana sia quella degradata (che non esiste).
Ci saremmo aspettati più serietà, anche a fronte delle osservazioni presentate, che almeno per quanto ci riguarda non hanno ricevuto risposte.
Dall’articolo infine emerge anche una logica ricattatoria: o si fa questo oppure crolla tutto! Una visione che non è assolutamente sostenibile, non solo da un punto di vista ambientale, ma anche da un punto di vista economico. Chi, anni fa, aveva definito una “asinata” questo progetto aveva assolutamente ragione!
Riemerge qui una considerazione che abbiamo sempre sostenuto dall’inizio e che SEA, ma anche altri soggetti istituzionali, hanno volutamente e sempre ignorato:
si faccia una Valutazione di Impatto Ambientale Strategica VAS sui piani e programmi di sviluppo aereo, stradale e ferroviario che hanno nell’Aeroporto di Malpensa il fulcro strategico e si stabilisca una volta per tutte quali opere sono sostenibili da un punto di vista economico, sociale e ambientale e si stabilisca quanto questo territorio è in grado di sopportare in termini di inquinamento atmosferico, rumore, consumo di suolo, perdita di biodiversità etc.
La questione di fondo è che questi strumenti (VIA, VAS, VIS, VIC) nel resto dell’Europa sono utilizzati per raggiungere uno sviluppo economico sostenibile, mentre da noi sono visti come dei limiti per lo sviluppo economico (“la VAS non è la Bibbia” sosteneva e sostiene Raffaele Cattaneo, Assessore Regionale all’Ambiente, che in maniera poco credibile gira nei convegni a parlare di quanto la Regione sia attenta alla biodiversità).
In Lombardia invece si preferisce di gran lunga una programmazione territoriale dove la mano destra non sa quello che sta facendo la mano sinistra, dove le opere entrano in conflitto tra loro (tratta Milano – Roma Aereo vs Alta Velocità) oppure si progettano opere inutili come il collegamento ferroviario MalpensaT2 – Gallarate.
La parte non accettabile di questo ricatto è racchiusa nelle ultime righe dell’articolo, dove emerge che tutta una serie di impegni economici di SEA verso il territorio erano e sono vincolati al fatto che il Master Plan 2035 veda la luce.
Un déjàvu che il nostro territorio ha già vissuto: era il novembre del 2012 quando SEA promise 12 milioni di euro per le delocalizzazioni ma vincolando quei soldi all’approvazione del Master Plan (quello con terza pista e capannoni a vista d’occhio!). Una pagina veramente triste per chi parla di coinvolgimento del territorio e di partecipazione.
Infine i citati progetti di riqualificazione di 140 ettari di brughiera tanto sostenuti, anche da chi ha scritto l’articolo senza aver letto mezza pagina del Master Plan, se sono quelli previsti e indicati dal Master Plan 2035 sono privi di qualsiasi validità scientifica e non assicurano assolutamente il risultato del ripristino della brughiera. Lo stesso dicasi per i “poli” di fruizione del Parco del Ticino, che esistono già e sono i Centri Parco oggi esistenti e per le piste ciclabili.
Una descrizione che assolutamente non corrisponde alla realtà, quasi come la fotografia fatta da Sea per sostenere la sostenibilità del Master Plan 2035.