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Sul futuro di Malpensa occorre usare il buon senso.

In queste settimane si rincorrono voci e dichiarazioni su quale espansione dell’aeroporto di Malpensa sia accettabile e digeribile dal territorio, in primis dai sindaci del Cuv.

Per quanto ci riguarda, anche la sola espansione di un centimetro quadrato dell’attuale sedime aeroportuale verso sud è assolutamente inaccettabile.

Se è vero che le previsioni dei numeri del settore cargo che prendiamo per buoni – vorremmo sommessamente ricordare però che le previsioni dei posti di lavoro su Malpensa parlavano di 200.000 lavoratori coinvolti e si sono dimostrate decisamente gonfiate – ci chiediamo perché non vengano presi in considerazione gli spazi all’interno del sedime aeroportuale per ampliare la zona cargo.

Abbiamo letto il Master Plan 2035 e le integrazioni presentate in seconda battuta. È evidente che le alternative suggerite e scritte nelle osservazioni vengono scartate a priori dal gestore aeroportuale senza una motivazione seria e credibile.

Ci sono parecchi ettari all’interno dell’attuale sedime aeroportuale “blindati” per costuire la terza pista. Quale zona migliore per ampliare la zona cargo!!! Si rinunci, una volta per tutte, alla terza pista e si utilizzino quegli spazi per ampliare la zona cargo.

Basterebbe citare il “consumo di suolo” vergine che comporta ogni alternativa presa in considerazione. La parte a sud, quella di brughiera, è un suolo vergine, unico e raro che offre tutta una serie di servizi ecosistemici; purtroppo invece non viene considerato tale, addirittura viene considerato meno di un suolo già urbanizzato e sui cui sono già costruiti capannoni vuoti o usati al 25% della capacità.

Leggiamo che dai 60 ettari iniziali (a cui vanno sommati i 30 vincolati per la terza pista al di fuori del sedime aeroportuale) si voglia passare a 45 ettari…in cambio di alcune “rassicurazioni” circa il recupero e la ricostruzione della brughiera.

Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo ancora: l’habitat di brughiera, per la sua conformazione geomorfologica e pedologica non è assolutamente ricostruibile da nessun’altra parte. Lo dicono gli studi scientifici, le università e chi si occupa di studiare e ha studiato seriamente la brughiera e le lande secche europee.

SEA invece considera, da sempre, la brughiera come una realtà che si possa spostare a piacimento, ricostruire in 6/8 mesi. Non è assolutamente così!

Abbiamo letto sempre nei documenti presentati a supporto del Master Plan 2035, che esiste una brughiera sana e una “brughiera degradata”. Che credibilità ha una società per azioni che per giustificare la cancellazione di un habitat unico e raro si inventa una definizione di “brughiera degradata” che non esiste assolutamente nella nomenclatura scientifica?

Vale anche la pena ricordare che la disciplina internazionale ed europea da indicazioni diverse, rispetto agli ambiti naturali degradati. Questi, seppur degradati, continuano a fornire servizi ecosistemici, detto ciò questo degrado deve essere eliminato intervenendo migliorando l’ambiente naturale, piantumando nuove essenze e certo non cancellando in maniera irreversibile questi ambiti naturali ricoprendoli di colate di cemento e asfalto come invece vorrebbe fare SEA.

Abbiamo letto articoli e dichiarazioni che parlano di opere di compensazioni e di mitigazione per far “digerire” l’ampliamento del sedime aeroportuale. Si ignora volutamente che il piano del verde di Malpensa 2000, così come tutte le opere di mitigazione e compensazione previste dal Decreto D’Alema, al 99% non sono mai state realizzate.

Vale la pena poi ricordare che la zona interessata oggi dall’espansione del sedime aeroportuale cancellando la brughiera era una delle zone individuate per operazioni di ripiantumazione e di rispristino del verde. Ovviamente mai realizzate! MAI-REALIZZATE.

Quale credibilità possono avere questi soggetti? Semplicemente nessuna.

La nostra speranza è che i sindaci del Cuv non abbocchino a questa proposta. Chi non ha realizzato le opere di mitigazione e compensazione nel corso degli ultimi vent’anni, ripropone ora le stesse cose non realizzate in cambio appunto di una devastazione ambientale, cancellando la brughiera.

Davano garanzie di realizzazione vent’anni fa e abbiamo visto solo quanto non hanno fatto. Ripropongono le stesse garanzie oggi, ma dovrebbe essere evidente che hanno perso ogni credibilità.

Per favore, che si usi tutti il buon senso e non si permetta di distruggere la brughiera!

Domenica 20 marzo, Salviamo la Brughiera!

Carissime amiche e carissimi amici, vi invitiamo a partecipare a questa camminata. E’ l’evoluzione 2.0 della “Camminata di Primavera” che negli scorsi anni “apriva” gli eventi dell’anno.

Ecco perchè, con le realtà associative con cui avevamo organizzato il Bioblitz lo scorso 19 dicembre, abbiamo deciso oggi di proporvi questo nuovo evento.

Trovate tutte le informazioni per partecipare nel volantino…e come sempre fatelo girare e invitate i vostri amici e conoscenti.

Iscrizione obbligatoria, entro il 19 marzo, a salviamoilticino@libero.it

Quota di partecipazione 5 € (assicurazione)

Vi aspettiamo

Mettiamo i puntini sulle i

Abbiamo visto e letto l’articolo che vi alleghiamo e ci sembrava corretto fare alcune puntualizzazioni, anche perché riteniamo che la narrazione della faccenda dei progetti di espansione dell’aeroporto di Malpensa meriterebbe una certa equidistanza dal gestore aeroportuale. Il rischio infatti è quello di prendere per vero solo quello che viene da una parte e rubricare sciocchezze o inesattezze le voci che arrivano da altre parti.

La prima precisione riguarda la terza pista. Se è vero che non è tra le opere previste direttamente nel Master Plan 2035, è altrettanto vero che i terreni su cui SEA la vorrebbe realizzare vengono magicamente blindati e “messi in cassaforte”. Anzi, le strutture che sono previste in quelle aree saranno da abbattere proprio in previsione della terza pista.

Il sogno dei 60 milioni di passeggeri previsti nel vecchio Master Plan dev’essere ancora un punto di riferimento di Sea, visto che nelle Integrazioni (INT-002 pag.40, INT-003 Pag.5, INT-004 pag.14, INT-006 pag.24 e nel SIA-P3_alternative Cap 3.1.2.6 pag. 50) conferma che quelle aree dovranno essere lasciate libere per la terza pista. Non una riflessione sull’andamento del traffico a fronte della crisi socio climatica ambientale e della pandemia che stiamo vivendo, ma una sola certezza: dopo il 2035 la terza pista sarà necessaria, per cui oggi blindiamo i terreni che ci serviranno per costruirla. Questo con buona pace di chi dice che la terza pista non c’è più.

Interessante poi lo stupore di SEA rispetto alle posizioni e le osservazioni giunte dal territorio, soprattutto se lette ripercorrendo il confronto avuto con il territorio. Confronto non significa accordo, ma questo aspetto a SEA forse è sfuggito. Va sottolineato il fatto che il confronto è avvenuto sì, ma senza una vera partecipazione di tutti gli stakeholder, prendiamo atto che a quanto pare esistono interessi di serie A, B, C e… Z e il parere di Z non interessa, purtroppo!

Rispetto al concetto di sostenibilità invece, lasciateci dire che il progetto è tutt’altro che sostenibile. Abbiamo notato da questo punto di vista una continuità con il precedente Master Plan. Se io costruisco una fotografia del territorio (prima di realizzare le opere) e lo descrivo come un territorio dove non ci sono problemi di inquinamento atmosferico, dove gli aerei non producono rumore, dove la qualità della vita è eccellente è logico che posso sostenere che il potenziamento non avrà conseguenze negative su aria, acqua, uccelli, etc.

Anzi se racconto poi, inventando habitat ad hoc, che la brughiera è degradata e che l’unica soluzione è coprirla di cemento e asfalto capite bene che la sostenibilità va a farsi benedire.

Il top lo si raggiunge nel momento in cui, sempre parlando degli habitat di brughiera degradata (che non esiste) ma anche di quella sana, si citano come uniche minacce le specie arboree invasive e non i capannoni che cancelleranno in maniera irreversibile sia la parte sana sia quella degradata (che non esiste).

Ci saremmo aspettati più serietà, anche a fronte delle osservazioni presentate, che almeno per quanto ci riguarda non hanno ricevuto risposte.

Dall’articolo infine emerge anche una logica ricattatoria: o si fa questo oppure crolla tutto! Una visione che non è assolutamente sostenibile, non solo da un punto di vista ambientale, ma anche da un punto di vista economico. Chi, anni fa, aveva definito una “asinata” questo progetto aveva assolutamente ragione!

Riemerge qui una considerazione che abbiamo sempre sostenuto dall’inizio e che SEA, ma anche altri soggetti istituzionali, hanno volutamente e sempre ignorato:

si faccia una Valutazione di Impatto Ambientale Strategica VAS sui piani e programmi di sviluppo aereo, stradale e ferroviario che hanno nell’Aeroporto di Malpensa il fulcro strategico e si stabilisca una volta per tutte quali opere sono sostenibili da un punto di vista economico, sociale e ambientale e si stabilisca quanto questo territorio è in grado di sopportare in termini di inquinamento atmosferico, rumore, consumo di suolo, perdita di biodiversità etc.

La questione di fondo è che questi strumenti (VIA, VAS, VIS, VIC) nel resto dell’Europa sono utilizzati per raggiungere uno sviluppo economico sostenibile, mentre da noi sono visti come dei limiti per lo sviluppo economico (“la VAS non è la Bibbia” sosteneva e sostiene Raffaele Cattaneo, Assessore Regionale all’Ambiente, che in maniera poco credibile gira nei convegni a parlare di quanto la Regione sia attenta alla biodiversità).

In Lombardia invece si preferisce di gran lunga una programmazione territoriale dove la mano destra non sa quello che sta facendo la mano sinistra, dove le opere entrano in conflitto tra loro (tratta Milano – Roma Aereo vs Alta Velocità) oppure si progettano opere inutili come il collegamento ferroviario MalpensaT2 – Gallarate.

La parte non accettabile di questo ricatto è racchiusa nelle ultime righe dell’articolo, dove emerge che tutta una serie di impegni economici di SEA verso il territorio erano e sono vincolati al fatto che il Master Plan 2035 veda la luce.

Un déjàvu che il nostro territorio ha già vissuto: era il novembre del 2012 quando SEA promise 12 milioni di euro per le delocalizzazioni ma vincolando quei soldi all’approvazione del Master Plan (quello con terza pista e capannoni a vista d’occhio!). Una pagina veramente triste per chi parla di coinvolgimento del territorio e di partecipazione.

Infine i citati progetti di riqualificazione di 140 ettari di brughiera tanto sostenuti, anche da chi ha scritto l’articolo senza aver letto mezza pagina del Master Plan, se sono quelli previsti e indicati dal Master Plan 2035 sono privi di qualsiasi validità scientifica e non assicurano assolutamente il risultato del ripristino della brughiera. Lo stesso dicasi per i “poli” di fruizione del Parco del Ticino, che esistono già e sono i Centri Parco oggi esistenti e per le piste ciclabili.

Una descrizione che assolutamente non corrisponde alla realtà, quasi come la fotografia fatta da Sea per sostenere la sostenibilità del Master Plan 2035.

Se la Partecipazione continuiamo a farla noi

Partecipazione: una delle parole che auspichiamo identifichi sempre la nostra realtà.

Che sia una visita guidata o una conferenza, che sia un atto previsto per legge, non abbiamo mai voluto rinunciare al nostro ruolo di cittadini attivi, impegnati a difesa della Brughiera e di Via Gaggio.

Ecco perché anche in occasione delle Integrazioni al Master Plan 2035, che Enac ha presentato per conto di Sea, in data 16 novembre 2021, abbiamo giocato fino in fondo il nostro ruolo.

Certo soli 30 giorni per migliaia e migliaia di pagine sono decisamente pochi e soprattutto le integrazioni erano costruite in maniera non sempre facile da seguire.

Non abbiamo compreso la modalità di separazione con cui Enac ha predisposto le risposte, separando le realtà istituzionali da quelle non istituzionali. Eppure la 152/2006 si rivolge a “chiunque” indicando le realtà che possono presentare osservazioni.

Fatta questa opportuna premessa, quello che è emerso dalle integrazioni è l’assoluta non risposta alle nostre precedenti osservazioni.

Le integrazioni presentate sono servite per confermare ulteriormente la linea decisa da SEA, confermando anche le inesattezze ambientali e le “castronerie ambientali” presenti nel progetto, senza nemmeno entrare nel merito delle osservazioni presentate che ancora oggi sono senza una risposta.

E questo è uno degli aspetti che abbiamo voluto rimarcare in occasione delle osservazioni che abbiamo presentato.

Inoltre abbiamo messo in evidenza come sarebbe opportuno aspettare la redazione con conseguente Valutazione di Impatto Ambientale Strategica V.A.S. del Piano Nazionale del Trasporto Aereo, prima di autorizzare qualsiasi progetto di espansione aeroportuale. Non ci riferiamo solo a Malpensa, ma è del tutto evidente che in assenza di una programmazione seria nazionale non ha assolutamente senso che tutti gli aeroporti presenti sul territorio italiano si possano potenziare o espandere.

Abbiamo segnalato che sulla Valutazione di Impatto Sanitario VIS, i dati presi in considerazione da SEA sono assolutamente carenti sia per l’orizzonte temporale preso in considerazione sia per la tipologia di dati.

Inoltre abbiamo ribadito l’assoluta inconsistenza scientifica dei motivi che a detta di Sea giustificano la cancellazione della “brughiera degradata”, habitat inventato solo per giustificarne la cancellazione.

Sconcertante e ai limiti del ridicolo, la considerazione fatta da SEA secondo la quale l’unica minaccia per l’esistenza della brughiera siano le specie invasive e non i capannoni, il cemento, l’asfalto e sì, anche la terza pista, che il Master Plan 2035 porta con sé.

Nulla di nuovo quindi, una fotografia della situazione attuale volutamente falsata con il solo obiettivo di sostenere che gli obiettivi di arrivare a 38 milioni di passeggeri e l’1 milione di tonnellate di merci al 2035 saranno assolutamente a impatto zero in termini di consumo di suolo, inquinamento atmosferico e da gas di scarico degli aerei, inquinamento acustico, conseguenze sulla salute.

Sugli aspetti sociali della fruizione della Via Gaggio e della Brughiera nemmeno una parola. Anzi gli aspetti sociali presi in considerazione sono solo quelli dei fotografi appassionati di aerei che meritano posti organizzati per fare fotografie, mentre i servizi ecosistemici relativi alla libera fruizione in natura valgono meno di zero per Sea e Enac.

Già in un precedente post avevamo raccontato del Bioblitz e di tutte le iniziative che saranno prese a sostegno della proposta del Parco del Ticino di istituzione del SIC/ZPS “BRUGHIERE”.

Abbiamo ribadito questa nostra posizione anche nelle osservazioni, dove va rilevato l’atteggiamento incoerente di Enac e Sea che se da un lato confermano che non è di loro competenza far partire l’iter amministrativo (e non c’è bisogno di ribadirlo, lo sappiamo anche noi) dall’altro prendono in considerazione alcuni aspetti della proposta del Parco per confermare l’unicità dell’habitat di brughiera.

Peccato che poi arrivino alla conclusione che l’unico modo per salvare questo habitat sia quello di cancellarlo in maniera irreversibile e di salvaguardarne una piccolissima parte. Che sicuramente verrà ricompresa nel prossimo progetto di espansione dopo il 2035.

Continuate a seguirci, perché a breve, al netto dell’evoluzione della situazione pandemica, potremmo chiedervi ancora di diventare cittadini attivi insieme a noi e di partecipare nella difesa di questo territorio unico e raro che è la brughiera.

Bioblitz…

Non è semplice raccontare quanto è successo domenica 19 dicembre in brughiera.
Sarebbe forse troppo superficiale affermare che botanici, ornitologi, micologi, docenti e ricercatori universitari insieme a tanti rappresentanti di associazioni ambientaliste e semplici cittadini si sono ritrovati nella brughiera di Via Gaggio.

Perché questi mondi, così apparentemente distanti tra loro, hanno deciso di sfidare il freddo e il gelo?

Semplicemente perché l’amore per la natura, per la biodiversità e per il grande valore scientifico che la brughiera porta con sé, sono più forti del freddo e hanno scaldato nel senso più nobile del termine, le oltre 200 persone che, divise in “gruppi di lavoro”, hanno trascorso la mattina a percorrere in lungo e in largo i sentieri che dalla strada del Gaggio si diramano verso la brughiera.

E’ la prima volta che così tante professionalità si ritrovano per ribadire e sostenere la proposta di far diventare le “brughiere di Lonate e Malpensa” un Sito di Interesse Comunitario, così come proposto dal Parco del Ticino nel lontano 2011.

Dieci anni passati a difendere questi territori dalla terza pista e dai progetti di espansione del sedime aeroportuale di Malpensa che, indipendentemente dai volumi di espansione dei vari Master Plan, comporteranno la perdita irreversibile degli habitat di brughiera.

Dieci anni trascorsi con l’inerzia (voluta) di Regione Lombardia, che non ha mai sostenuto la proposta del Parco del Ticino e che ha invece sempre sposato qualsiasi ipotesi di sviluppo dell’aeroporto di Malpensa.

Dieci anni che noi abbiamo passato cercando di portare tante persone a sostenere la nostra causa, invitandole a frequentare la strada del Gaggio e gli ambienti della brughiera. E forse, quanto seminato in termini di eventi organizzati, amici ed amiche incontrati durante le numerose camminate ed iniziative, ha incominciato a fiorire.

Domenica è stato veramente emozionante ascoltare voci ed esperienze “diverse” parlare all’unisono di tutelare, proteggere e conservare questi habitat ma soprattutto è stato importante che tutti abbiano capito quanto questi habitat siano ancora da scoprire.

E’ stato bello rivedere “vecchi compagni di viaggio” che ci avevano aiutato in questi anni farsi affiancare da colleghi docenti di altre università, da numerosi ricercatori diventati dopo domenica uniti e compagni anche loro in questo progetto comune.

L’idea è quella di gestire in maniera scientifica l’habitat della brughiera conservandolo e tutelandolo dalle minacce, che sono anche naturali…ma quelle più preoccupanti restano ora come ora quelle di origine antropica e sono cemento, asfalto e capannoni.

Far diventare questa zona un Sito di Interesse Comunitario SIC permetterà al Parco del Ticino di mettere in campo tutte quelle azioni idonee alla conservazione della brughiera, limitando la presenza delle specie arboree invasive ed evitando che l’avanzare del bosco soffochi la presenza del brugo.

Questi sono gli unici interventi che si devono fare. Le ricostruzioni parziali, in piccolissimi lotti, dopo aver cancellato in maniera irreversibile 90 ettari di brughiera sono una presa in giro e non rappresentano assolutamente un intervento di conservazione o di miglioramento ambientale come sostiene SEA.

Ringraziamo tutte le sigle che hanno aderito, il Direttore del Parco del Ticino e gli assessori del Comune di Lonate Pozzolo presenti e le tante persone che a titolo personale sono state con noi in brughiera, e soprattutto ringraziamo la professoressa Silvia Assini, Direttrice Scientifica del progetto Life Drylands https://www.lifedrylands.eu/

Continuate a seguirci, perché l’evento del 19 dicembre è stato solo un piccolo assaggio e come diceva qualcuno “non finisce qui…”

Centro Italiano Studi Ornitologici

Associazione EBN Italia

Associazione Tutela Anfibi Basso Verbano

CNR-IRSA Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Ricerca sulle Acque

Coordinamento Salviamo il Ticino

Centro Ricerche Ornitologiche Scanagatta (Varenna, LC)

Ecoistituto della Valle del Ticino

FAI Lombardia

Gruppo Ornitologico Lombardo

Gruppo Ricerche Ornitologiche Lodigiano

Gruppo Insubrico Ornitologia

Associazione per lo Studio e la Conservazione delle Farfalle – APS;

LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli

Società Botanica Italiana

Società Italiana di Scienza delle Vegetazione

Società Italiana di Scienze Naturali

Società Lichenologica Italiana

Unione Zoologica Italiana

WWF Lombardia

Associazione Micologica Bresadola

Comitato Salviamo la Brughiera

Gruppo Naturalistico Bustese

Legambiente – Circolo BustoVerde

Legambiente Lombardia

Società di Scienze Naturali del VCO

Associazione per i Vivai ProNatura

Coordinamento Regionale Pro Natura Lombardia

Associazione comitato Parco regionale Groane – Brughiera ATS-EPS

Circolo Laudato Si’ Busto-Gallarate

Unione Comuni Malpensa

Progetto GuardaMI – Milano

Rumors su Malpensa e territorio

Si è svolta in Regione Lombardia una riunione di SEA, alla presenza dei Sindaci del CUV, sul futuro dell’area intorno a Malpensa. Presente anche il Parco del Ticino (purtroppo non sempre coinvolto in queste riunioni).

Un tavolo che avrebbe dovuto forse essere convocato vent’anni fa e che sembra fermo proprio a vent’anni fa, poiché le idee di sviluppo indiscriminato si basano sul Piano d’Area del 1999.

In questi decenni nel frattempo il mondo è ovviamente cambiato, e a fronte dei cambiamenti climatici si impone anche un cambio culturale e mentale rispetto alla programmazione del territorio.

Questo però sembra non succedere per Malpensa, dove tutto è ancorato alla logica dello sviluppo incontrollato anche con infrastrutture la cui utilità deve essere dimostrata da un punto di vista ambientale, sociale ma pure economico.

Perché se tutte le opere sono considerate prioritarie e strategiche per lo sviluppo di un territorio allora nessuna di queste è veramente prioritaria e strategica.

C’è poi da segnalare la solita ipocrisia italiana in tema di compensazione e di mitigazione, come se le opere si dovessero realizzare sempre e comunque, al di là degli aspetti di Valutazione di Impatto Ambientale.

Una caratteristica di questi tavoli, che dimostra ulteriormente l’arretratezza culturale con cui sono pensati, è il fatto che nel frattempo mentre si fa finta di fare programmazione, le opere vanno avanti senza una visione globale e soprattutto sono analizzate dalle procedure di VIA come se non ricadenti nello stesso territorio. Basti pensare alla ferrovia T2 Gallarate e al Master Plan 2035.

E’ abbastanza evidente come non si siano ancora risolti i problemi esistenti e non si siano realizzate le opere di compensazione e mitigazione (ad esempio quelle di Malpensa 2000) che già si pensa a devastare ulteriormente il territorio con opere assolutamente inutili.

Inoltre sembra che ci sia anche parecchia confusione e non è solo una questione di termini. Si parla di un piano della mobilità commissionato dalla Giunta Regionale a SEA e ANAS che però contempla opere di viabilità, cosa ben diversa dalla mobilità. E’ assurdo che venga dato l’incarico su questa materia ad una realtà come SEA che dovrebbe occuparsi di gestire l’aeroporto e invece diventa decisore dello sviluppo di un territorio su cui non ha competenze in materia.

Durante la riunione, è emersa la volontà di SEA di ridurre del 50% i volumi di espansione verso sud del Master Plan 2035, quelli che cancellerebbero in maniera irreversibile la brughiera.

Qui vorremmo ribadire un concetto che da sempre abbiamo sostenuto: il sedime non si deve allargare rispetto alla situazione attuale. La via Molinelli è la linea del Piave, oltre quella via il sedime non deve espandersi.

Rispetto poi all’idrogeno e ad altre storielle, raccontate da SEA, sembra di aprire nuovamente il libro dei sogni. Sin dall’inizio abbiamo assistito a dichiarazioni che annunciavano un completo cambio degli aerei che nel corso degli ultimi anni sarebbero dovuti diventare meno inquinanti e meno rumorosi. I dati delle centrali del rumore dicono il contrario, così come la Sentenza Quintavalle che ha documentato qualcosa di diverso.

Parole, parole, parole come sempre…ma poi ci si trova a convivere con i voli notturni che, vale la pena ricordarlo, dovrebbero essere autorizzati di concerto tra Sea, Enac, Ministero della Transizione Ecologica e Comuni interessati.

Noi continueremo a vigilare attentamente rispetto allo sviluppo di questa zona e chiediamo con forza lo stop e l’annullamento di qualsiasi procedura amministrativa aperta riguardanti la ferrovia T2 Gallarate e il Master Plan 2035.

Ribadiamo l’assoluta necessità di una Valutazione Ambientale Strategica su tutte le opere che gravitano su Malpensa in modo da capire:

1) quali opere siano veramente utili da un punto di vista economico, sociale e ambientale per questo territorio;
2)fino a quanto questo territorio sia in grado di sopportare inquinamento atmosferico, inquinamento da gas di scarico degli aerei, inquinamento acustico e le conseguenze sulla salute delle popolazioni che vivono in questi territori, dati scientifici alla mano.

Chiediamo inoltre che la realizzazione delle opere di mitigazione e compensazione non ancora realizzate (e sono moltissime) diventi la vera priorità per questo territorio e che le zone interessate dalle mitigazioni e compensazioni siano escluse da qualsiasi ipotesi di realizzazione di opere infrastrutturali e viabilistiche.

Ricordiamo infine che il Parco del Ticino aveva già realizzato una VAS prendendo in considerazione le opere infrastrutturali (aeroportuali, stradali e ferroviarie) che gravitano su Malpensa e che nessuna di queste porterà benefici economici, sociali ed ambientali a questo territorio. Ecco, forse, per ripensare questa zona varrebbe la pena di ripartire da quell’analisi.

Se son rose…

“Tra il dire e il fare”…così recita un noto proverbio.

Dopo aver letto e riletto i numerosi articoli riguardanti l’accordo tra SEA e Parco del Ticino per istituire un tavolo tecnico in modo da studiare insieme la gestione sostenibile dell’aeroporto internazionale di Milano Malpensa, le parole di questo proverbio ci sembrano le più adatte per commentare questa notizia.

Visto il pregresso, però, ci permettiamo di fare alcune considerazioni a voce alta per cercare di ragionare su quale sia la situazione attuale.

In primis ci sono aperte due procedure amministrative autorizzative in relazione all’aeroporto di Malpensa che a nostro parere dovrebbero essere fermate e i cui relativi progetti ritirati.

Ci riferiamo al progetto del collegamento ferroviario T2 – Gallarate e al Master Plan 2035.
Non ha senso sedersi ad un tavolo per parlare di sostenibilità dell’aeroporto senza rendersi conto dei danni ambientali e delle conseguenze sul Parco del Ticino che questi due progetti portano con sè.

Un secondo aspetto riguarda la programmazione della zona attorno all’aeroporto. Riteniamo che l’esperienza del Piano d’Area del ’99, richiamata da molte parti, sia completamente da archiviare. Questo Piano era un lungo elenco di opere proposte da privati ed enti pubblici che era stato studiato in una situazione economica, sociale e ambientale completamente diversa dalla situazione attuale.

Che senso ha richiamare o recuperare opere e infrastrutture vecchie ormani di vent’anni?

Oggi va pensato, insieme al territorio, ai sindaci e al Parco, un nuovo Piano d’Area con criteri inediti e soprattutto attuali. La crisi socio climatica e ambientale che stiamo vivendo, così come le conseguenze dei cambimenti climatici, ci devono imporre un cambio di mentalità rispetto al futuro di questo territorio.

Ci preoccupa inoltre, proprio perchè conseguente alla mentalità che ci ha condotti alla crisi che stiamo vivendo, la proposta di un rilancio di una zona logistica speciale nei dintorni dello scalo. E’ anche questa un’idea vecchia. Ve lo ricordate il precedente Master Plan? Ecco, oltre alla terza pista prevedeva una piattaforma di 200.000 mq di slp (superficie lorda di pavimento) dove era possibile insediare qualsiasi funzione tranne la residenza. Quindi una zona di capannoni per la logistica pee centinaia di ettari.

E’ veramente questo lo sviluppo che si vuole per questo territorio? Capannoni, capannoni e ancora capannoni? Inoltre occorre considerare che le merci arriveranno solo ed esclusivamente su gomma, aumentando di fatto l’inquinamento.

L’attuale crisi pandemica deve imporre nuove riflessioni e nuovi ragionamenti che sappiano veramente coniugare l’ambiente naturale del Parco del Ticino e del territorio con la presenza dell’aeroporto.

Come ripetiamo da sempre, è Malpensa che può e si deve adeguare al territorio e non viceversa come avvenuto fino ad oggi.

La Valutazione di Impatto Ambientale Strategica V.A.S. da sempre avversata da Regione Lombardia, che su Malpensa ha sempre spinto per potenziare l’aeroporto a scapito del Parco del Ticino, è l’unico strumento che sappia dimostrare quanto questo territorio sia in grado di sopportare. La si osteggia semplicemente perchè nessuna delle opere infrastrutturali previste o desiderate supererebbe una valutazione preventiva simile. E quindi si preferisce spezzettarle in piccoli lotti, o fare singole Valutazioni di Impatto Ambientale V.I.A. anche per opere distanti tra loro pochi chilometri.

Inoltre ci permettiamo di ricordare al Parco del Ticino e a SEA che dal 2011 giace nei cassetti di Regione Lombardia la proposta, corredata da analisi e valutazioni tecnico scientifiche, di istituire un nuovo Sito di Interesse Comunitario SIC e Zona a Protezione Speciale ZPS denominato “Brughiere di Malpensa e di Lonate Pozzolo”.
Ci piacerebbe che questa proposta superasse l’ostacolo di Regione Lombardia e fosse finalmente presentata all’Unione Europea.

Anche perchè se il famoso tavolo si dovrà occupare di sviluppare dei progetti di tutela della biodiversità e delle risorse naturali, tutela del paesaggio, l’istituzione del SIC/ZPS è decisamente un ottimo punto di partenza. A maggior ragione se ci si rivolgerà all’Unione Europea all’interno del progetto e dei finanziamenti del Green New Deal.

Non vorremmo sembrare utopici, ma sarebbe interessante se questo tavolo potesse prevedere anche la presenza del rappresentante del CUV insieme ad un rappresentante delle Associazioni Ambientaliste e dei Comitati presenti da decenni in questo territorio.

La narrazione tossica di questi anni ci ha a volte descritto come quelli “contro l’aeroporto”. Ogni volta ci preme ribattere che non è affatto così. Da quando esistiamo c’è una scritta che compare sul nostro sito e che da sempre è per noi un punto di riferimento nel nostro agire “Viva Malpensa fino a Via Molinelli, da li in poi Viva Via Gaggio! C’è posto per tutti e due!”

VIA e VAS, tu chiamale se vuoi differenze (sostanziali!)

Pubblichiamo, in continuità con il precedente post relativo al Nuovo Master Plan 2035, le definizioni e le indicazioni giuridiche e normative relative alla Valutazione di Impatto Ambientale V.I.A. e alla Valutazione di Impatto Ambientale Strategica V.A.S.

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Master Plan nuovo, problemi vecchi!

Abbiamo appreso dalla stampa che SEA ha presentato in anteprima alcune slide del Nuovo Master Plan 2035 e che molto probabilmente nelle prossime settimane tutti i cittadini potranno consultare il nuovo progetto.

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