Malpensa: così vicina, ma così lontana

Maurizio è un amante di aerei e aviazione in genere, Maurizio è anche amico di Viva Via Gaggio.
Già intervistammo Maurizio nei giorni scorsi e  ritorna su questo blog con una sua lettera, che noi pubblichiamo con piacere e gratitudine.

Io abito a Lonate Pozzolo, paese che dire confinante con Malpensa è un eufemismo: ormai è parte integrante e succube dell’aeroporto.
L’aria che respiro e il rumore che sento condizionano alquanto la qualità della vita e mi ricordano continuamente questo vicino scomodo. Però ci convivo, perché Malpensa non è solo negativa: sono diversi gli aspetti che ne fanno, con i giusti equilibri, un vicino accettabile.
Tra l’altro la uso per viaggiare: vuoi mettere la comodità? Cinque minuti e sono lì. Faccio in media 6/7 voli l’anno, quindi non sono esattamente un frequent flyer, ma uno dei milioni di passeggeri che la frequentano in maniera sporadica.
Questo non significa accettare passivamente tutto quello che Malpensa, attraverso SEA, ci propone: sono contrario alla costruzione della terza pista. Non per principio (che potrebbe comunque essere già sufficiente), ma per la sua dimostrata inutilità. Ah, se solo la gente ragionasse di più sui numeri e meno sugli slogan…
SEA però non vuol sentire ragioni, e sottolineo “ragioni”, e va avanti con l’idea di quest’opera, che romperebbe tutti gli equilibri con il territorio circostante. Ora SEA, con la firma dell’accordo di programma con ENAC, trova anche chi gliela paga: noi che
prendiamo l’aereo a Malpensa. SEA lo dice chiaramente: l’aumento delle tariffe aeroportuali servirà per lo sviluppo dell’aeroporto! Un incremento medio di tasse aeroportuali di 8 € a biglietto per Easyjet, che così facendo rischia di andare fuori mercato, con un aumento percentuale sulle sue tariffe medie elevato.
Mi ritrovo con la beffa di contribuire a realizzare qualcosa che assolutamente non voglio! Questa cosa mi ha fatto imbestialire e mi ha fatto venir voglia di reagire in qualche modo, con una sorta di “disobbedienza civile”. Mi sono detto che di Malpensa come aeroporto si può anche fare a meno e che i miei 6/7 voli li posso fare da Bergamo. Certo è più lontano, ma come tipologia di voli ho più o meno la stessa offerta. Certo, c’è il disagio dello spostamento, ma sapere di non contribuire alla costruzione della terza pista vale questo e altro.
Al limite anche utilizzando lo scalo di Linate non si finanzierebbe la costruzione della terza pista, perché l’accordo di programma stipulato prevede che l’aumento delle tariffe in uno scalo sia legato alle opere infrastrutturali da realizzare sullo scalo stesso. E’ questo il motivo delle differenze
di incrementi di tasse aeroportuali tra Linate e Malpensa: a Linate non ci sono infrastrutture da realizzare, a Malpensa invece il master plan ne prevede molte. Non è previsto inoltre che, pur essendoci una sola società di gestione, gli introiti di uno scalo possano finanziare gli investimenti
dell’altro.
Perciò chi paga le tasse aeroportuali SEA a Linate, non sta finanziando le opere previste dal masterplan Malpensa, prima tra tutte la terza pista.
In alternativa, se proprio sarò costretto a imbarcarmi a Malpensa, non mancherò di presentare ogni volta a SEA una richiesta di rimborso di questa quota delle mie tasse aeroportuali.
Sarebbe bello coinvolgere anche tutti gli altri viaggiatori dello scalo, sensibilizzandoli su questa questione. Per esempio consegnando a tutti coloro che si imbarcano su un volo Easyjet un apposito modulo di richiesta di rimborso o di formale protesta per aver dovuto finanziare un’opera inutile,
costosa e dannosa.

Penso anche che per SEA questo aumento di tariffe possa essere molto negativo: la richiesta ai vettori, e quindi ai passeggeri, di questi maggiori importi per l’espansione dell’aeroporto potrebbero avere per conseguenza un’ulteriore svuotamento dello scalo e diminuzione del traffico, sia
passeggeri che merci. Anche i cargo infatti risentiranno di questi aumenti e potrebbe essere per loro conveniente trasferirsi a Brescia Montichiari o altrove. 

Con il risultato di avere una vera e propria cattedrale nel deserto.

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