Malpensa, palla al centro

L’articolo dal titolo ” Malpensa torni al centro” a firma Angelo Perna su La Prealpina del 22 Gennaio 2013 ci permette di fare alcune riflessioni a voce alta su questa vicenda tipicamente italiana.

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Nei post precedenti abbiamo sempre scritto dell’importanza che il Piano Nazionale del Trasporto Aereo riveste per il sistema Italia, per la sua funzione strategica rivolta al futuro.

Una visione, quella strategica, completamente in antitesi alla “politica del campanile” (o, in questo caso, della torre di controllo) che ha governato le scelte in questo settore dagli anni ’80 fino ad oggi. Con i risultati che tutti abbiamo sotto gli occhi, a 50 km l’uno dall’altro.

Ma le riflessioni che vorremo fare sono altre.

Se è vero quello che afferma Perna in riferimento al valore “economico” del settore aeroportuale nel sistema paese, è altrettanto vero che se vogliamo cogliere appieno le potenzialità che lo strumento Piano Nazionale offre, dobbiamo farlo seriamente e non scherzando.

Perché diciamo questo? Semplicemente perché il Piano Nazionale va costruito e ragionato in maniera seria e razionale, senza accelerazioni o fughe in avanti che escano dalla visione globale dell’intero sistema nazionale.

Malpensa ha deciso di espandersi con il proprio Master Plan, così come hanno fatto Bologna, Torino, Cagliari. Ora sappiamo che questi ampliamenti sono stati decisi extra-piano, cioè senza quella visione strategica che è propria del Piano e questo è decisamente preoccupante.

La visione strategica deve considerare tutto il sistema per capire e cogliere nella loro interezza le esigenze del sistema nazionale e poi andare a progettare e sviluppare quelle realtà che devono essere potenziate.
Un secondo aspetto è come deve avvenire questo potenziamento, ma di questo ne parleremo più avanti.

L’aspetto particolare è che questi ampliamenti sono sottoposti a VIA e non a VAS come invece dovrà essere fatto sul Piano Nazionale. Questa potrà sembrare una distinzione solo formale, ma non è così. Dietro a VIA e VAS ci sono due filosofie completamente diverse.

La VAS ci aiuta a comprendere quali opere del sistema Italia servono e la VIA ci dice come costruirle al meglio, o per dirla con i criteri del Piano Nazionale “la VAS ha una visione strategica che la VIA non ha”.

Cosa significa questo? Significa che forse, se vogliamo veramente smettere di scherzare, dobbiamo avere il coraggio di dire STOP a tutti i progetti di espansione oggi aperti e partire seriamente con un ragionamento strategico sul sistema Nazionale.

Dire STOP significa ricomprendere questi aeroporti nel discorso Nazionale. Non ha senso prendere per buoni tutti gli sviluppi decisi e programmati senza la visione strategica nazionale che Malpensa, Torino, Bologna e Cagliari hanno deciso di fare autonomamente.

In questi Master Plan la logica di fondo è ancora quella del proprio campanile, senza accorgersi che esistono altre realtà con cui si deve collaborare e non scontrarsi nella difficile lotta per “sottrarre passeggeri”.

Ma il Piano Nazionale ci pone anche una sfida non indifferente ed è quella della Mobilità. Difatti secondo i passi decisi dal Ministero, prima si fa il Piano della Mobilità, poi il Piano nazionale da sottoporre a VAS e poi i singoli Master Plan ritenuti idonei e positivi dalla VAS da sottoporre a VIA.

Parlare di mobilità oggi è estremamente necessario. Attenzione! Non di parla di ‘viabilità’ ma di ‘mobilità’. Oggi, in base a quali criteri scegliamo il mezzo con cui muoverci? Per esempio se dobbiamo partire da Milano per raggiungere Roma, preferiamo il treno o l’aereo? In questi anni, su questa tratta, sono stati spesi parecchi soldi per potenziare la linea dell’Alta Velocità che oggi, per tempi di percorrenza e costi, fa concorrenza all’aereo.

Ecco, su queste scelte dovremmo fare quella visione strategica che il Piano ci chiede. Dobbiamo farla anche perchè sarebbe opportuno capire bene dove e in che settore investire le poche risorse pubbliche.

Ha senso investire risorse pubbliche in due settori che finiranno per competersi e togliersii a vicenda la stessa tipologia di clienti? Non avrebbe senso in un periodo di vacche grasse, figuriamoci oggi in una situazione di crisi economico-finanziaria com’è quella che stiamo vivendo.

Fare queste cose, dire STOP ai Master Plan e ragionare seriamente sul Piano Nazionale del Trasporto Aereo (dopo aver risolto la questione Mobilità) sono una sfida che un paese moderno come il nostro può accettare. E soprattutto lo può accettare una Regione come la Lombardia dove esistono sensibilità, conoscenze e competenze che dovrebbero impedirci di commettere gli stessi errori compiuti fino ad oggi.

Un ultimissimo aspetto, ma non meno importante, è quello relativo ai criteri che dovremmo iniziare ad utilizzare quando si parla e si progetta la visione strategica di molti settori. In primis, il criterio dell’efficienza a cui dobbiamo affincare la razionalità delle scelte e una attenta analisi dei costi-benefici.

L’ultimo criterio, mai usato fino ad oggi per prendere delle scelte, è quello che riguarda la qualità della vita a 360°. Ogni singolo intervento oggi, ha fortissime ripercussioni sulla qualità della vita. E su Malpensa, o meglio nelle zone intorno a Malpensa, la qualità della vita è fortemente scesa. Anche perchè si subiscono rumori, inquinamenti vari e pericolosi per la salute a cui va sommata anche la mancata promessa del posto di lavoro (fisso e qualificato) che avevano sempre promesso.

Se poi pensiamo che il Master Plan, pensato al di fuori del Piano Nazionale, comporterà ulteriori sacrifici irreversibili per questo territorio vale forse la pena fermare tutto e pensare con criteri nuovi una sostenibilità di Malpensa con il territorio, salvaguardando le popolazioni e il Parco del Ticino e rispodendo alla richiesta di modernità che il Piano Nazionale del Trasporto Aereo chiede a tutti noi.

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