Ambrosetti! Chi?

Si sta facendo un gran parlare dello Studio Ambrosetti sul sistema aeroportuale italiano, anche se poi dai giornali emerge “solo” la proposta di soluzione per il cannabalismo di Linate contro Malpensa.

Molto probabilmente sarebbe stato più opportuno leggere tutto il documento, perchè sul tema della programmazione di area vasta, del sistema aeroportuale italiano, lo studio Ambrosetti dice delle cose interessanti che dimostrano come il Master Plan di SEA agisca avulso da qualsiasi logica di strategia nazionale sul sistema aereo.

Tutti (noi compresi) si aspettavano un cambio di mentalità rispetto al passato. La storia dell’aviazione italiana dagli anni 80 ad oggi ci aveva lasciato l’aeroporto-campanile dove tutte le province avevano avuto la possibilità di costruirsi il proprio aeroporto. Saturato il mercato, negli anni 200 ci si è resi conto che il sistema era basato su una concorrenza mostruosa e che ogni aeroporto lavorava per fregare i passeggeri all’aeroporto vicino.

L’unica strada possibile per uscire da questo meccanismo perverso era ed è quella di un Piano Nazionale del Trasporto Aereo che guardi al sistema nazionale e non a livello locale, facendo strategia e sinergia fra gli aeroporti, favorendo e ampliando l’offerta per i cittadini.

Una rivoluzione copernicana per il sistema aeroportuale italiano.

Una rivoluzione che però rischia di essere accantonata prima di vedere la luce, proprio perchè il Piano del Ministro Passera porta con sè alcune incoerenze e incongruenze.

Dopo il forum di Cernobbio in molti hanno speso parole di apprezzamento per lo studio Ambrosetti che si propone di risolvere in maniera definitiva il cannibalismo di Linate verso Malpensa, lasciando a Linate solo la tratta Milano – Roma e spostando tutto il restante traffico su Malpensa. Al di là di proporre e sostenere indirettamente il monopolio oggi esistente sulla tratta Milano-Roma (in mano a CAI) è del tutto evidente che si vuole andare contro il mercato e le sue leggi; quel mercato tanto osannato solo quando fa comodo!

Ambrosetti però non si ferma qui, fa un ragionamento diverso molto più ampio.

Prima ancora del Piano Nazionale del Trasporto Aereo, viene proposto il Piano Nazionale della Mobilità.

Un piano che esamini le nuove dinamiche di mobilità e che ragioni anche su quegli aspetti di concorrenza treno-aereo che stanno sorgendo con la realizzazione delle tratte ad alta velocità che sono anche economicamente più convenienti delle rispettive tratte in aereo.

Fatto il Piano della Mobilità si passi a realizzare in Piano Nazionale del Trasporto Aereo che dovrà essere sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale Strategica (V.A.S.) ; una volta esperita la procedura di VAS, e quindi una volta capito cosa serve al sistema Italia da un punto di vista aeroportuale si dovranno progettare i vari Master Plan che dovranno essere sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) e poi realizzati.

Una scaletta razionale che fa a pugni con quanto deciso e voluto da SEA e dagli altri operatori che in questi anni pur sapendo che si stava ragionando sul Piano Nazionale del Traporto Aereo hanno pensato di agire da soli, chiedendo già oggi in assenza del Piano, di potersi sviluppare ed ampliare senza sapere se al sistema Italia tutto questo porterà dei benefici.

Ecco di questa scaletta, che smentisce in maniera chiara il modus operandi di SEA sui giornali non v’è traccia.

Meditate gente, meditate.

2 responses to this post.

  1. Posted by Pg#G#4vmz%6W on 26 settembre 2012 at 8:25 PM

    dai giornali emergono notizie confuse, parziali centrate solo sul problema di una Malpensa che sta morendo e che il ministro Passera vorrebbe far resuscitare con un piano di riassetto aeroportuale da far approvare dal prossimo consiglio dei ministri. Limitare Linate, specializzare gli aeroporti lombardi, creare la terza pista entro il 2020 e allo stesso tempo rendere possibile anche una quarta pista a Fiumicino e un aeroporto nuovo di zecca a Viterbo. Pare si voglia creare un sistema Malpensa-centrico a discapito di altri scali che però (parlo del nord d’Italia) non cederebbero voli in quest’ottica. C’è ancora tempo per creare il grande hub del Mediterraneo, dice ancora il ministro, e questa volta ci si serve di uno strumento che per molto tempo in un’ottica ultraliberista si è creduto d’impiccio per chi doveva fare affari: lo stato o diversamente la burocrazia. Far calare dall’alto scelte e decisioni! Ora certamente il piano Passera è poco chiaro, forse molto arraffazzonato ma la stampa anche quando critica non fa mistero sul senso di questa operazione che va contro il mercato e il liberismo che pare voler far fare affari a qualcuno adottando metodi di stampo più “dirigistico” (come si soleva un tempo definire politiche di sinistra, di intralcio al libero mercato). I quotidiani più avvertiti si rendono conto della debolezza del piano, della sua non sostenibilità in termini economici; rimane un però, anzi due. La questione ambientale non conta, quando ci sono di mezzo quattrini o meglio speculazioni (non mi riferisco naturalmente al territorio o a studi specifici); secondo, il lavoro, la vecchia antitesi lavoro/capitale riproposta in chiave sviluppo/sosteniblità, sostituendo a questo termine che la dice lunga su complessi meccanismi economici (per cui il “lavoro globalizzato” deve essere “qui” e non ad es. a Brescia), il termine ambientalismo. Quest’ultimo nel nostro paese è sinonimo non di “pensiero complesso” che a partire da dei valori (quali il lavoro in un territorio sano) assunti come “non negoziabili” cerca vie non facili, e la terza pista è la più facile; una “non risposta” nel vero senso della parola. Considerazioni non di un tecnico ma di un libero cittadino che constata delle palesi contraddizioni e che sulla base di questo articolo si sente di fare queste considerazioni.

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  2. Posted by giani angelo on 28 settembre 2012 at 4:01 PM

    la storis si ripete. In Italia si fanno aerporti, autostrade,ecc.a forza di decreti secondo lo schiribizzo del ministro di turno, al di la della legittimità dell’opera dal punto di vista ambientale. Questa storia finirà quando noi li manderemo a casa, magari anche con i forconi.

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