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Quando la pubblicità si ammala…

Questo mio intervento sarà breve, conciso…Sea ha lanciato una nuova campagna pubblicitaria, terribile perchè presuppone un consumatore e non una persona che tra le tante cose deve, per poter vivere, anche consumare! Mi spiego, per far crescere il territorio occorre secondo questi signori coltivare il cielo…chi ha proposto questo slogan non è uno stupido, stiamo attenti! E’ probabilmente una persona (o più persone) che sa il fatto suo, sa che attraverso la manipolazione di alcuni concetti filosofici (cultura in senso più ampio) si può dire tutto e il contrario di tutto…è l’assorbimento del pensiero critico all’interno del sistema per depotenziarlo a fini di lucro…

Non è questa una posizione estremista, di solito aborrisco le etichette politiche perchè nascondono quanto di fatto promettono di rivelare…e nemmeno si vuole giocare ai sofisti che attraverso le aporie del pensiero (contraddizioni) vogliono far cadere in trappola l’avversario e portarlo alla contraddizione. Non è questa la maieutica socratica che ha un fine più alto, l’approssimazione alla verità (perchè normalmente chi dice di possederla è un mistificatore!).

Ora, diversi studi di aree tra loro prossimali, marketing o sociologia integrata con alcuni assunti di psicologia del profondo, ci insegnano qualcosa che noi tutti conosciamo, la comunicazione subliminale….una comunicazione implicita e irriflessa ma che ci condiziona!

Qui però c’è un elemento in più, oggi il livello culturale dei cosiddetti “consumatori” è molto più elevato rispetto a 50 anni fa, la cultura quella vera è però ancora, purtroppo, appannaggio di una minoranza (per quanto ampia).

Così si dice che le idee o i grandi progetti, quelli che ci rendono quello che siamo, ovvero la “specie dominante” (lo dico con ironia) stanno in cielo, dobbiamo quindi fidarci di chi per mano ci conduce verso le grandi vette della civiltà, lasciarci accompagnare, per vederci arricchiti nel nostro piccolo….Ergo, far crescere i territori…

E’ questo un platonismo di maniera che nulla ha a che vedere con Platone, ma visto che molti sanno delle idee platoniche che albergano in cielo…beh, quale slogan più adeguato di questo?

Ritornando all’idea che non è questione di partiti o ideologie politiche che, nella condivisione di un progetto comune potrebbero veramente trovare un buon terreno di confronto, la pubblicità che fa leva su un soggetto “deculturalizzato” è ancora più nociva, rispetto a quella che vuole convincere chi è guidato dal solo buon senso e da una saggezza vissuta giorno per giorno…(qualcosa che ha forse a che fare con quello che gli anglosassoni definiscono il “common sense”, merce sempre più rara nell’odierna società dei consumi).

Certamente la cultura come esercizio di riflessione aiuta laddove il “common sense” si incrina di fronte a situazioni complesse..se invece la cultura si presta ad un esercizio di semplificazione e si fa “cultura mercificata” ovvero poco interiorizzata (il che naturalmente non significa che il pensiero complesso sia un fatto elitario, tutt’altro, esso è sicuramente impegnativo e fuori dai normali circuti della massificazione, ma mai veramente esclusivo) allora diventa facile strumento nelle mani di questi “manipolatori occulti” (la definizione vuole essere sociologica e nulla ha a che fare con visioni pur condivisibili di un “Grande Fratello” che ci controlla, simbolo della paranoia del postmoderno, così come ce lo descrive G.Orwell nel suo romanzo “1984” a proposito del newspeak o linguaggio del potere).

Lo stesso Nietsche (ho già citato questa frase, ma poco importa) parlava di un sapere che guarda verso l’alto ma che è fortemente e intimamente umano (la citazione riporta fedelmente il contenuto anche se non le parole tradotte dal tedesco)…cosa però c’è di umano nel pensare di costruire un mondo migliore distruggendo il territorio e insegnando ai bambini non a contemplare le idee platoniche, bensì gli aerei?

Certo, oggi si propende per una lettura cinetica delle idee platoniche (ne avevo già parlato altrove a proposito della conoscenza incarnata e sempre in divenire) ma questa (visione) poco ha a che fare con una visione dinamica dell’economia o con la presunzione dei mercati quando vogliono dettare leggi contro ogni senso etico (per non dire del già citato “common sense”). Da questo punto di vista nulla c’entra Platone, nè quello che si vuole più dogmatico, nè quello democratico….che presuppone ben altre premesse di pensiero che quelle dello slogan (di cui anche se diffusamente ho già parlato in altre occasioni).

Dopo averci rubato sogni, speranze, amore per la propria terra (che nulla ha a che vedere con il concetto di etnia, geograficamente oltre che culturalmente determinato, ma di questo ho già parlato) ora ci rubano le idee perchè la dialettica la si supera dal punto di vista del mercato non etico (che Severino chiama semplicemente capitalismo) manipolando le idee, dimostrando che esse alla fine non contano, ciò che conta è il profitto, e ci sono persone che studiano per ottenere quest’obbiettivo!).

Lo stesso Severino (filosofo ancora vivente e da me già altrove citato, uno dei massimi pensatori contemporanei) diceva che nel momento in cui il capitalismo diventa etico cessa di essere capitalismo; il che equivale a dire che il fine diventa un altro rispetto al profitto o all’accumulazione di capitale!
In altre parole un vero mercato etico si focalizza su tematiche come il lavoro e il benessere dei territori intorno a Malpensa, nonchè del vero capitale umano e ambientale che è il nostro parco del Ticino…si continua però a cercare il modo di annullarlo questo capitale…..!